Argentieri, Luigi partigiani combattente

Argentieri Luigi (detto Gino), Brindisi, riesce a fuggire, qualifica Partigiano combattente, btg. Batà (20/09/1943 – 20/06/1944), grado Commissario distaccamento – Sotto tenente, riconosciutagli il 21/02/1946 ad Ancona; riuscì a fuggire.

 

Dal settembre 1941 si stabilì ad Amandola un gruppo di soldati antiparacadutisti, al comando del tenente Zuccolotto, di Varese. Si trattava del 279° raggruppamento fanteria, adibito alla cattura di soldati inglesi, neozelandesi, indiani e australiani che in modo sistematico tentavano la fuga dal vicino campo di Servigliano, in cui erano internati.

Dopo l’8 settembre alcuni di essi, viste le difficoltà del ritorno a casa, presero la decisione di rimanere nella zona e di sostenere la causa partigiana. Tra essi i tre uomini che divennero protagonisti di uno dei primi episodi di violenza non solo del comune di Amandola ma dell’intera provincia.

Negli ultimi giorni numerosi sbandati e giovani del luogo si erano uniti e avevano organizzato le prime azioni di disturbo nei confronti delle forze tedesche in transito sulla statele 78, che non attesero oltre per le prime perlustrazioni dei territori di Amandola, Comunanza e Montefortino.

La mattina del 2 ottobre diversi raggruppamenti di soldati, appartenenti alle SS e provenienti da Macerata, circondarono il paese procedendo nella perquisizione delle case, in cerca di renitenti alla leva e di sbandati. I tre partigiani Angelo Biondi, Francesco Scrofani e il sergente brindisino Luigi Argentieri tentarono di scappare verso la campagna ma furono alla fine trovati e fermati da alcuni soldati in ricognizione che, dopo una rapida perquisizione, trovarono una pistola tra i vestiti del Biondi. Mentre Argentieri, in un momento di disattenzione, riuscì a scappare, gli altri due furono trascinati all’abbeveratoio, gettati nell’acqua e lasciati lì per più di due ore, durante le quali furono ripetutamente malmenati con i fucili. Furono poi condotti in piazza Risorgimento: lì le loro sorti si divisero. Scrofani per le suppliche e le implorazioni della moglie fu alla fine risparmiato, mentre Angelo Biondi, di fronte a un gruppo di cittadini fatti appositamente convogliare all’esecuzione, venne fucilato nei pressi del muro di casa Fanini. L’uccisione del Biondi comportò un periodo di sbandamento del gruppo partigiano, cui seguì la costituzione del battaglione Batà, in ricordo del tenente Mario Batà, fucilato dai tedeschi,

 

Fonte:

ACS, Fondo Ricompart – Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, Marche, schedario e pratica

http://www.storiamarche900.it/main?p=storia_territorio_amandola

 

 

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