ANTIFASCISMO È SOLIDARIETÀ. ANTIFASCISMO È RINASCITA.

A Brindisi l’ANPI in prima fila nel campo della solidarietà. Lo è da molti anni. Lo è, soprattutto, in questa emergenza sanitaria, ma anche economica e sociale che durerà a lungo. Si muove su diversi fronti, in autonomia, in rete con le istituzioni, con altre associazioni e con singoli cittadini. E’ iniziato tutto, il 16 marzo scorso, da una telefonata di una giovane donna in difficoltà. Nessuna richiesta. La dignità e l’orgoglio sono vincono sulla fame. Ha un marito disoccupato, in questo periodo, come lei, e una bambina. ANPI Brindisi il giorno dopo le chiede di cosa ha bisogno vincendo la sua ritrosia. La spesa solidale e resistente viene effettuata in un market che porta tutto a domicilio. Non si era ancora mosso nessuno, né il governo centrale con i suoi buoni spesa, né le istituzioni locali. “Non credo nella carità, credo nella solidarietà. La carità è verticale, quindi è umiliante, va dall’alto verso il basso, la solidarietà è orizzontale, rispetta l’altro e impara dall’altro” (Eduardo Galeano).

 

 

 

 

 

 

A quella prima spesa resistente e solidale di ANPI Brindisi ne sono seguite decine e decine. Continuano ancora oggi grazie ai generosi contributi degli antifascisti e delle antifasciste che segnalano famiglie in difficoltà estrema, che aiutano economicamente, che fanno materialmente la spesa da inviare a chi ne ha necessità per mettere qualcosa a tavola. Aiutano anche i social. Non si tratta di spese “generiche”. Se in casa ci sono bambini bisogna comprare il latte intero, il pollo, gli omogenizzati, le pastine. Se ci sono anziani, si preferiscono alimenti leggeri. Se le famiglie sono italiane ci si orienta in un certo modo, se sono straniere, si prediligono i loro gusti. Se sono musulmane si evita di far portare a casa loro affettati di carne di maiale. Le spese resistenti sono sempre meditate e dedicate. Sarà poi lo stesso market a garantire la consegna a domicilio. Se poi questo non è possibile, le iscritte portano la spesa di persona alle famiglie. Avvisano per telefono e lasciano nel portone delle loro abitazioni. Queste spese resistenti di ANPI hanno avvicinato all’associazione altre antifasciste e altri antifascisti che si rendono disponibili a scendere in campo con ANPI. La rete è fondamentale. Così ANPI Brindisi ha conosciuto una poliziotta, che si scopre nipote di un partigiano e che, finito un estenuante turno di lavoro di notte, chiesta l’indicazione all’associazione, invece di riposarsi, è andata a fare una consistente spesa in un market per una famiglia in serie difficoltà. Ci si scambia informazioni e si riesce ad avere un quadro chiaro delle necessità più urgenti. Ci si divide i compiti. Chi ha paura di uscire di casa perché vulnerabile, versa un contributo.


 

 

 

 

Altri vanno in strada, con tutte le cautele. Famiglie italiane o straniere, non c’è differenza. Si manda a domicilio ma anche alle Caritas delle parrocchie che hanno lanciato un grido d’allarme. Come quella di don Massimo in uno dei quartieri più a rischio della città, Sant’Elia. “Prima bussavano una volta al mese, ora un giorno sì e l’altro pure”, dice. Gli è stata consegnata una spesa abbondate. Si mandano spese ad associazioni che si occupano del dormitorio dove vivono circa 100 stranieri ormai in autogestione. Non tutti lavorano nei campi. Si inviano a un’altra associazione che gestisce una casa di accoglienza che ospita attualmente otto persone, quattro italiani e quattro stranieri (quattro donne e quattro uomini). Loro mandano una lista precisa, come gli altri, di tutto ciò che serve. Non solo viveri ma anche prodotti per l’igiene. ANPI Brindisi è arrivata, con il sostegno degli attivisti, a fare anche quattro spese al giorno. Ma la spesa solidale raggiunge anche gli “invisibili”, persone che per più ragioni non possono ricevere né gli aiuti “tradizionali” né i sostegni attraverso i Comuni predisposti nel decreto governativo del 28 marzo scorso. Erano braccianti senza contratto. E senza contratto non possono compilare alcuna autocertificazione per raggiungere le campagne. Vivono chiusi in case che non posso definirsi tali, in ghetti nella città o nelle campagne. ANPI Brindisi riesce settimanalmente a procurare loro il necessario per sopravvivere. L’ultimo decreto governativo ha stanziato somme per i Comuni per distribuire buoni spesa per le famiglie in difficoltà. Il Comune di Brindisi ha lanciato un appello alle associazioni per un aiuto pratico anche per il prelievo delle spese donate dai negozi e le consegne alle famiglie. L’ANPI Brindisi, già allenata, ha risposto mettendo a disposizione sette volontari, per ora. Abbiamo iniziato da due settimane. Ma l’azione di ANPI continua ancora in autonomia per sostenere con il necessario gli “invisibili” che vivono (talvolta con mogli e bambini) nei ghetti alla periferia delle periferie. Perché i ghetti non esistono solo in Calabria, in Campania, nel Foggiano, ma ovunque e anche a Brindisi. Ci abitano in tanti, più di quanti si possa immaginare. Ai margini dei margini della società, al limite della dignità umana, non si lamentano, restano in silenzio per paura e sopportano la fame. Loro non rientreranno mai nel progetto del Comune, che ha il nome “Brindisisolidale”, né potranno usufruire di aiuti statali tradizionali. Non hanno nulla e soprattutto non hanno un indirizzo certo.


 

ANPI ha già fatto molte spese per loro. Un po’ di sollievo dalla fame. Vengono consegnati pasta, riso, latte, pollo, salsa di pomodoro, biscotti, tonno, merende, pane in cassetta, succhi di frutta, prodotti per l’igiene personale.

La rete funziona più che bene e ci si muove in estrema sicurezza come da norme. ANPI Brindisi non è la sola a praticare solidarietà e umanità. Le donne di un comitato di quartiere hanno cucito centinaia di mascherine di cotone per far fronte all’emergenza sanitaria e alla carenza di quelle tradizionali. Vengono regalate. Altrettanto ha fatto la Comunità africana di Brindisi, presidente Drissa Kone, che ha mobilitato tre bravi sarti africani. Tutte mascherine etniche regalate ai ragazzi del dormitorio e ai brindisini. Alcune sono arrivate a chi lavora in prima linea in ospedale. La solidarietà è contagiosa. E un gruppo di mamme ha contattato ANPI Brindisi per chiedere se poteva aiutare in autonomia una mamma, madre di una bimba compagna di asilo delle loro figlie. Ogni settimana a turno, lasciano in un market un buono spesa per questa mamma in difficoltà della quale già ANPI si occupava.


Ci si mobilita anche in provincia. Il gruppo ANPI di Ceglie-Messapica procura prodotti freschi forno per le Caritas locali ed è a disposizione per partecipare alla distribuzione alle famiglie indigenti. Poi c’è Mesagne (Brindisi) dove si è recentemente costituita la sezione ANPI “Eugenio Santacesaria”: 85 iscritti e numerose altre richieste di adesioni. Sulla locale pagina Facebook il 13 marzo è partito l’hashatg #storiediquotidianaresistenza ai tempi del Coronavirus: sono state raccolte testimonianze di questi giorni drammatici. Oltre 70 pillole di racconti di vita ordinaria di nonni, adolescenti, insegnanti, bambini, un ex ludopatico, un ex detenuto, pugliesi che responsabilmente sono rimasti al nord, un ragazzo che è stato considerato un “untore” ed è stato esposto alla gogna mediatica, gente comune. Si è sostenuta l’iniziativa “Un solo cuore che batte” volta a sostenere i bisogni di prima necessità dei mesagnesi in difficoltà, mediante un contributo da versare alla Parrocchia. È stato effettuato un carico di alimenti in favore della Casa di Zaccheo di Mesagne, casa di accoglienza gestita dalla Caritas parrocchiale di Mesagne che si occupa di persone in difficoltà, e si stanno raccogliendo fondi anche per altre iniziative di sostegno per ha bisogno di generi di prima necessità.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solidarietà è anche suonare “Bella ciao” dai balconi, come ha fatto un ragazzo di Ceglie Messapica. “In questo periodo tutto è assurdo… è assurdo forse, suonare “Bella ciao” dal balcone di casa. Ma è anche un modo per resistere in un tempo così difficile”, aveva scritto. “Un tempo per allentare la tensione e per esorcizzare il male che ci circonda. Oggi dobbiamo resistere. Dobbiamo resistere all’insidia di questo maledetto virus… oggi la parola d’ordine oltre a io resto a casa è anche IO RESISTO!”. O come ha fatto un intero quartiere a Francavilla Fontana. E come faremo tutti il 25 aprile alle ore 15 in tutta Italia.  Perché

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