“Questo anniversario della Liberazione è stato forse il più antifascista di sempre , perché ha moltiplicato la presenza di Donne , anziani , ragazzi nelle Piazze,…”

 

 

“Questo anniversario della Liberazione è stato forse il più antifascista di sempre , perché ha moltiplicato la presenza di Donne , anziani , ragazzi nelle Piazze,…”

Un primo bilancio di questo 25 aprile nella nostra provincia non può che essere positivo, in sintonia con il clima nazionale, molti sono stati i luoghi, le strade e le piazze dove l’antifascismo si è mobilitato. LANPI  ha  mostrata una vivace capacità di “stare sul pezzo” sui temi del 25 aprile , della Liberazione, della Resistenza e della Costituzione. Ciò è nella città capoluogo, a Francavilla, a Ostuni, a Mesagne, a Ceglie, a Fasano a Torre, a Cisternino ed in altri paesi in cui l’Associazione non è presente , e persino nella frazione cittadina di Turano. Certo si sono viste le distanze e le divaricazioni nei rappresentanti al massimo livello della istituzioni ma la risposta è stata grande, il 25 aprile si è dimostrata nei fatti la festa di tutti gli italiani.

Grazie a tutte e tutti, ora e sempre resistenza.

 

 

 

 

 

In piazza Sottile e De Falco c’è stato l’intervento letto per ricordare e onorare le 15 partigiane che sono state decorate con la medaglia al valore militare e alla persona.

Per lungo tempo le donne nella Resistenza sono state considerate figure minori, eppure imbracciarono il fucile, fecero le staffette pedalando per chilometri e chilometri, ciclostilarono volantini, offrirono le proprie abitazioni per nascondere i partigiani. Volevano pace, libertà, una vita diversa da quella in cui loro erano cresciute.

Sono state 3600 le donne partigiane, 4635 arrestate e torturate, 1859 vittime di stupro, 2750 deportate, 2900 uccise. A dimostrazione di come l’Italia del dopoguerra abbia stentato a riconoscere ruolo ed eroismo di queste donne parlano i numeri. Di tutte loro 19 hanno ricevuto le medaglie d’oro al valore militare, di cui 15 alla memoria, 17 le medaglie d’argento.

Con l’iniziativa lanciata dall’ANPI, “Sono rose, fioriranno”, vogliamo ricordarle e ringraziarle per averci fatto capire, con il loro esempio, che il coraggio, inaspettato e insospettabile, emerge in tutta la sua potenza soprattutto in tempi in cui tutto è perso e tutto si vuole, in termini di libertà, per averci fatto capire che si può diventare testimoni di umanità, in ogni tempo e in ogni luogo, laddove c’è da resistere al mostro e alle sue fauci.

• Irma Bandiera (Mimma), dopo 7 giorni e 7 notti di ininterrotte torture, fu fucilata da italianissimi fascisti. Aveva 29 anni

• Ines Bedeschi (Bruna), torturata e fucilata da nazisti. Aveva 34 anni

• Livia Bianchi (Franca), fucilata assieme ai suoi compagni dopo aver rifiutato la grazia in quanto donna. Aveva 26 anni

• Cecilia Deganutti (Rita, Giovanna d’Arco) torturata e condotta al campo di concentramento presso la risiera di San Sabba, dove fu uccisa e bruciata nel forno crematorio. Aveva 31 anni

• Gabriella Degli Esposti, prima di essere uccisa, assieme ai suoi compagni di prigionia, nonostante fosse incinta, fu barbaramente seviziata. Aveva 32 anni

• Anna Maria Enriquez Agnoletti, fucilata dopo 7 giorni e sette notti di torture condotto dagli aguzzini della banda Carità. Aveva 37 anni

• Maria Assunta Lorenzoni (Tina), abbattuta da una raffica di mitra in un tentativo di fuga da Villa Cisterna. Aveva 26 anni

• Irma Marchiani (Anty), fucilata. Aveva 33 anni

• Ancilla Marighetto (Ora), catturata, percossa, accetta con fierezza la fucilazione. Aveva 18 anni

• Clorinda Menguzzato (Veglia), fucilata dopo essere stata sottoposta a sevizie atroci, violentata a ripetizione, azzannata da cani inferociti. Aveva 20 anni

• Norma Pratelli Parenti fucilata, dopo essere stata ferocemente seviziata. Aveva 23 anni

• Rita Rosani, ferita e catturata, fu uccisa con un colpo alla testa da un sottotenente repubblichino che, condannato a vent’anni nel 1945, sarebbe tornato libero poco dopo. Aveva 24 anni

• Modesta Rossi Palletti, fu uccisa assieme al figlioletto, a colpi di pugnale. Aveva 30 anni

• Virginia Tonelli (Luisa), dopo 10 giorni di torture, i suoi aguzzini, esasperati, la portarono allora alla Risiera di San Sabba e lì la arsero viva. Aveva 41 anni

• Iris Versari, ferita ad una gamba, non potendo muoversi, non può tentare la fuga ed essendo d’impedimento alla salvezza degli altri si uccide. Aveva 22 anni

Buon 25 Aprile a chi ci crede, a chi è antifascista. Per noi che siamo qui, queste rose sono già fiorite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ANPI provinciale era partita con l’appello per la festa del 25 aprile :

Quest’anno ricorre il 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, che ci ha dotato una Repubblica parlamentare, antifascista, una e indivisibile. Questo giorno che unisce gli italiani è profondamente incardinato nei valori della Resistenza e della Liberazione. Contro tutto questo e in opposizione all’integrità nazionale sono state fatte le proposte di autonomia differenziata. Anche per tale motivi questo 25 aprile si deve caratterizzare per una straordinaria partecipazione unitaria di donne e uomini, giovani, famiglie, popolo. Inoltre l’ANPI, assieme al Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza, propone che il 25 aprile “Sia una grandissima festa unitaria a sostegno della democrazia e della Costituzione”. L’ANPI, insieme alle associazioni antifasciste e della Resistenza, esprime preoccupazione per dichiarazioni, decisioni e comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in alcune occasioni, sono apparse divisive e del tutto inadeguate rispetto al ruolo esercitato. È necessaria una netta condanna del fascismo conto il moltiplicarsi di episodi di violenza e di apologia del fascismo di cui si rendono protagonisti gruppi che si ispirano a quella ideologia e a quelle politiche. L’ANPI, insieme alle associazioni antifasciste e della Resistenza, denuncia la grave situazione economica e sociale in cui versa l’intero Paese a causa degli effetti perversi di tante crisi che si sono sovrapposte e intrecciate, e la necessità e l’urgenza, a più di un anno dall’aggressione russa all’Ucraina, di spingere il governo italiano e l’Unione Europea a dare vita a una iniziativa diplomatica per aprire uno spiraglio di trattativa che crei le condizioni di una pace giusta e duratura. Siamo conviti che i valori dell’antifascismo e della Resistenza, incarnati nella Costituzione, non siano mai stati così attuali come oggi: è bene che libertà e liberazione, piena democrazia ed eguaglianza sociale, lavoro, pace, solidarietà orientino le Istituzioni della Repubblica e la vita quotidiana dei cittadini.


 

 

 

 

Il 25 aprile l’ANPI in tutta Italia deporrà una rosa nei luoghi dove le donne partigiane vennero torturate e uccise dai nazisti e dai fascisti, affinché finalmente si conosca e riconosca il valore del loro martirio. È il dovere della memoria oggi. In questa giornata ricordiamo anche le donne figlie della terra di Brindisi che hanno partecipato alla Resistenza come partigiane combattenti. Quella delle donne è stata una partecipazione concreta e fattiva. Lo dimostrano i numeri: 36mila le donne riconosciute partigiane e patriote, 2.812 fucilate o impiccate, 1.070 morte in azione, 4.635 arrestate e torturate, 1.859 vittime di stupro, 2.750 deportate. Oltre alle 70mila che aderirono ai Gruppi di difesa della donna. Per questi obiettivi e su questi valori fondativi chiamiamo cittadine e cittadini, affinché il 25 Aprile di quest’anno sia una grandissima festa unitaria, pacifica, antifascista e popolare a sostegno della democrazia e a difesa della Costituzione della Repubblica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo 25 aprile non avremo con noi il partigiano Pietro Parisi di Cisternino, nome di battaglia Brindisi, nonché Presidente onorario di Anpi provinciale Brindisi. E’ ancora vivo il dolore per la sua scomparsa che risale a pochi mesi fa. Per sua volontà, le sue ceneri saranno sparse, proprio il 25 aprile, giorno della Liberazione, nei luoghi della Valle d’Aosta che lo ha visto protagonista coraggioso della Resistenza al nazifascismo. Un ultimo atto affidato alla sua splendida famiglia e alle compagne e i compagni di Anpi Valle d’Aosta. La nostra enorme gratitudine nei confronti di Pietro e di tutte e tutti i partigiani è infinita ed eterna.


Le ceneri del Pietro Parisi, il partigiano che chiamavano Brindisi, come per sua volontà, saranno sparse tra i monti e le valli della Valle d’Aosta dove aveva combattuto per la nostra libertà contro i nazisti e i fascisti. E voleva che ciò accadesse proprio il 25 aprile. Nel corso della Festa della Liberazione a Brindisi è stato più volte ricordato. La famiglia, partita da Cisternino, per rispettare  sua volontà e con il sostegno di Anpi e del Comune di Issogne ha fatto in modo che il partigiano  volerà nel  vento. Grazie ai figli Franco e Giovanni, alle nuore Palma e Vita, ai nipoti adorati tutti. Una splendida famiglia che vive nell’orgoglio per Pietro.

 

La strategia della tensione e le sue origini, le stragi neofasciste e le trame golpiste  nell’Italia repubblicana.


Tra il 1968 e il 1974 in Italia sono stati  compiuti 140 attentati neo fascisti, tra i quali quello più rilevante a piazza Fontana a cui bisogna aggiungere la strage di Bologna avvenuta nell’anno 1980.  Stragi collegate a quella che fu poi chiamata la“strategia della tensione” che ebbe il coinvolgimento di corpi e servizi deviati dello Stato e dell’utilizzo di questi assieme a varie formazioni neofasciste (ordine Nuovo, Rosa dei venti, Avanguardia Nazionale e altre formazioni minori).


Alcune delle tristi stragi neofasciste sono di seguito elencate:

 

In particolare, la strage di piazza Fontana viene diffusamente considerata come l’inizio della cosiddetta strategia della tensione.

Milano, 12 Dicembre 1969 – Piazza Fontana  Morti 17- 18 con Giuseppe Pinelli, Feriti 88


Treno Freccia del Sud il 22 luglio 1970 a Gioia Tauro: 6 morti e 54 feriti;


L’uccisione dei carabinieri a Peteano il 31 maggio 1972. 3 morti e 3 feriti;


Strage alla questura di Milano il 17 maggio 1973:4 morti e 46 feriti;

Il 28 maggio 1974 a Brescia, nella centrale piazza della Loggia. Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo.  Morti 8, Feriti 102;

4 agosto 1974 ITALICUS a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna. Morti 12, Feriti 48;

Il 2 Agosto del 1980 alla Stazione di Bologna una delle più grandi stragi della storia democratica del nostro Paese ci furono 85 morti e 200 feriti .

Complessivamente per mano degli attentati dell’estremismo nero neofascista e per i soli atti terroristici sopra elencati perdono la vita 136 persone e 541 rimangono ferite.

Mirco Dondi  nel testo scrive : “L’eco del boato- storia della strategia della tensione 1965- 1974: “Sul piano della memoria lo stragismo nero è stato relegato in una zona d’ombra, con uno svuotamento di significato che ha teso a rimuovere il coinvolgimento dello Stato in queste vicende. Gli studi scientifici sul terrorismo rosso sono di gran lunga prevalenti, mentre la fase della strategia della tensione è stata sinora studiata in minor misura e lamenta un’incompiuta elaborazione

Sempre Mirco Dondi asserisce:“Gli attentati sono una forma di riequilibrio degli assetti di potere. Più precisamente, come affermano i terroristi neri, le stragi diventano uno strumento di lotta politica, per costringere lo Stato a far approvare leggi di emergenza. Il fenomeno rientra in un’articolata trama definita strategia della tensione.  L’espressione Strategy of tension compare sul settimanale britannico “The Observer”, in un articolo uscito all’indomani della bomba di Piazza Fontana”. […] “Il  termine “strategia della tensione” si diffonde con il best seller del giugno 1970, la strage di Stato. La locuzione entra poi nel linguaggio giuridico ed è ripresa dai giudici che indagano sugli episodi stragisti. Nella sentenza istruttoria sui fatti di Peteano. La strategia della tensione è definita come una “strategia di  condizionamento” nel rapporto “tra sistema politico e ambiente sociale”. Un alterazione degli eventi che induce a scelte che altrimenti non sarebbero state compiute. Al contempo, l’atto criminale punta anche a modificare gli orientamenti dell’opinione pubblica. Con questa definizione i giudici recepiscono l’espressione nel suo significato più ampio. Gli apparati di sicurezza sono coinvolti nelle vicende stragiste e nei tentati colpi di Stato, contribuendo a innalzare il livello d’intensità della violenza politica e provocando scontri interni allo Stato.”

 

 

Continua poi Mirco Dondi: “La costante presenza di referenti internazionali (Cia e Nato) sulle vicende stragiste ha un’origine storica che ne spiega le capacità di controllo e ne ispira le forme delle strutture direttrici. La guerra fredda ha inizio nel 1946 dalla competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica per il dominio mondiale. In Italia la guerra fredda è stata la principale scusante ai comportamenti illegali degli apparati e ha fornito una patente di impunità a coloro che, in suo nome, hanno avallato azioni criminose contro un supposto nemico interno, al di là di un’oggettiva condizione di necessità. Una distorta concezione della sicurezza ha saldato, in una trama continua, il segreto con l’illegalità.

L’Italia, più di ogni altro Paese dell’Europa occidentale, ha avuto una vita politica profondamente condizionata già dalla metà degli anni Quaranta. Gli Stati Uniti hanno creato le premesse verso percorsi obbligati, per controllare più agevolmente uno Stato cardine nello scacchiere mediterraneo. La classe dirigente italiana ha accettato questo condizionamento essendo funzionale alla sua permanenza al governo.”

Per comprendere appieno quegli anni è necessario risalire alla seconda parte del conflitto mondiale in Italia.  là  si trovano le radici della «prosecuzione della guerra sotto altre forme» che ha segnato in modo indelebile un lungo periodo del secondo dopoguerra italiano. La “strategia della tensione” ha queste radici antiche Il giudice Giovanni Tamburino la fa risalire a quel periodo l’origine della “guerra non ortodossa” e della “strategia della tensione” . Le tesi sono contenute  in un suo recente libro: Dietro tutte le trame .

Sino agli anni novanta del secolo scorso l’Italia è stata il confine sud tra Europa occidentale e l’area orientale dell’Europa  appartenente al blocco sovietico. Per tale ragione nel nostro Paese si è sviluppata una guerra sotterranea chiamata in tanti modi per citarne alcune: “guerra non ortodossa”, “guerra a bassa intensità”, “guerra per procura “, “guerra (contro)rivoluzionaria”. È in questa chiave che bisogna leggere il secondo dopoguerra, e in particolare i decenni dal ‘40 al ’90.


È stata una  guerra che ha avuto varie denominazioni ed è stata combattuta in molti modi. Parte di questa guerra  è stata affidata  a formazioni combattenti clandestine costituite da corpi paramilitari o corpi misti composti da militari e civili, tutelati al più allo livello di segretezza e non tutti leciti. Per la nostra Costituzione (all’articolo 18, seconda parte) «Sono proibite le associazioni che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare». Le  formazioni combattenti clandestine, al contrario, erano giustificate  per la lotta mondiale al comunismo.

 

Sostiene Mirco Dondi: “Il controllo dei sindacati e delle agitazioni sociali nel primo trentennio di vita repubblicana è il perno delle manovre politico-legali e sotterranee per il contenimento del Partilo comunista. Rispondono a questa logica le stragi siciliane del 1947 contro i lavoratori (a Portella della Ginestra il 1° maggio e a Partinico il 22 giugno) e l’uccisione di dieci  sindacalisti dal novembre 1946 al novembre 1947. È uno schema che assomiglia a quello della strategia della tensione per l’assenza di giustizia e per le coperture tornite ai mandanti . Alcuni dei nobili siciliani, ispiratori della strage di Portella della Ginestra, risultano coinvolti nella congiura golpista della Rosa dei venti nel 1973. “


Dello stesso tenore  sono le cose scritte dal giudice Tamburino, egli  ricorda i molti e vari  scritti, i documenti, le sentenze della magistratura, le confessioni, le ammissioni e le testimonianze dei diretti protagonisti,le opere di autori sia militari sia civili che confermano e dimostrano l’esistenza di una  «guerra preventiva» in Italia. La strategia  è stata lungamente condivisa dagli Stati maggiori italiani, è stata  imposta al nostro servizio segreto ed alcuni aspetti della guerra preventiva  sono stati persino resi pubblici.

 

Si fa riferimento alla strage di  Portella della Ginestra del il 1° maggio 1947, compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano contro braccianti e lavoratori siciliani come la generatrice della «guerra preventiva» . Emerge come protagonista principale e per la prima volta il nome del palermitano Giovanni Francesco, detto Gianfranco, Alliata di Montereale, che vantava titoli di nobiltà principesca. L’Alliata in realtà per decenni è stato l’ esponente della massoneria più importante sino a sopravanzare Licio Gelli.

La ricerca del giudice Tamburino ripercorre la vicenda a ritroso dal 1974 dove emerge per la prima volta  la figura di Alliata nel processo «Rosa dei Venti». In seguito dopo la morte del principe, venuto  a conoscenza che erano stati versati all’Archivio storico della Camera documenti raccolti in un apposito Fondo il giudice ebbe modo di  consultare carte e documenti inaspettati.

La documentazione del Fondo rileva in particolare le ricorrenti e sistemiche «deviazioni» della massoneria e dei gruppi paramassonici e i loro collegamenti con realtà criminali, mafia e “ndrangheta”. L’Alliata si riconosceva in quella massoneria che considerava il comunismo il «mortale nemico» e che talune logge, facenti capo a Circoli  siciliani  e frequentate da diversi mafiosi e merge che la a figura di Alliata funge da collegamento per tentare una rilettura del tema dei mandanti della strage e della più volte affermata (ma non accertata da nessuna Sentenza e nemmeno negata da un accertamento giudiziale definitivo) sua complicità come mandante  di quel massacro che segna con un marchio a fuoco l’origine del  primo massacro della Repubblica, l’origine antica della strategia della tensione.


 

Francavilla Fontana (BR) ha  intitolato il 9 dicembre 2021 un parco all’eroe della Resistenza  Donato Della Porta “ il brindisino”, partigiano combattente nel bresciano (in Valle di Saviore).

Il Presidente nazionale dell’ ANPI, Gianfranco Pagliarulo, nella partecipata cerimonia di inaugurazione  in un passaggio delle sue conclusioni ha affermato :

“Donato fu uno di quei seminatori che fecero fiorire il cielo, e nel suo nome stesso si rivela il suo impagabile dono alle generazioni successive, a noi qui ed ora, che godiamo di quella libertà e democrazia di cui forse alle volte non percepiamo il pieno valore perché non abbiamo mai conosciuto la costrizione e la dittatura”

 

 

 

 

 

 

Il partigiano Donato Della Porta era nato in una famiglia contadina, tre sorelle e un fratello, e lui stesso impegnato a lavorare nei campi sin da piccolo. Un ragazzo che da contadino e poi soldato era diventato “partigiano sulle montagne” con convinzione, generosità, lealtà e coraggio.

Il comandante della 54ª Brigata Garibaldi, Antonino “Nino” Parisi, il primo ottobre 1945 da Edolo, in provincia di Brescia, aveva scritto al sindaco di Francavilla Fontana, Cesare Teofilato: Con sommo dispiacere e con ritardo perché prima non si era riusciti ad avere l’indirizzo del signor Della Porta Arcangelo abitante in via Dante Alighieri 39, padre di Della Porta Donato, appartenente alla 54ª Brigata Garibaldi fin dall’8 settembre 1943. Le comunico che il Donato è caduto gloriosamente il 9 dicembre 1944 in Valle di Saviore (Brescia) in combattimento contro forze nazifasciste. Le sarei grato volesse comunicare la dolorosa notizia ai famigliari e rendersi interprete del nostro cordoglio presso la stessa, assicurandola che il caduto è sempre presente nei nostri cuori di compagni di lotta”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La decisione  di intitolare un parco cittadino è stata presa il 2 agosto scorso durante un incontro – organizzato aderendo alla campagna dell’Anpi nazionale di intitolazione in tutta Italia di spazi pubblici a partigiane e partigiani, antifasciste e antifascisti, internati militari e deportati politici e a tutte e tutti i combattenti per la libertà – a Francavilla Fontana tra una delegazione della sezione ANPI della città e una dell’amministrazione comunale alla quale hanno partecipato il sindaco Antonello Denuzzo, l’assessore alla Cultura Maria Angelotti, il presidente del comitato provinciale dell’ ANPI, Donato Peccerillo e il presidente della sezione ANPI di Francavilla Fontana, Alessandro Rodia, accompagnato da una delegazione di iscritti.

Proprio ad Alessandro Rodia va riconosciuto l’impegno di una ricerca storica su “il brindisino”. È stato lui, parlando con i familiari (fondamentale è stato il contributo dei nipoti Calò e Della Porta e del medico Francesco D’Alema) e consultando archivi di Stato di Brindisi e Lecce, nonché l’archivio storico della Resistenza bresciana, a scrivere il prezioso volume “Sulle Ali della Memoria. L’eroe partigiano Donato Della Porta” pubblicato nel 2014 con il patrocinio morale di ANPI e del Municipio. In quelle pagine c’era già l’appello a intitolare una strada, una piazza, un qualsiasi spazio pubblico al giovane partigiano che, con audacia e altruismo, aveva combattuto per la libertà e contro il nazifascismo. Aveva già allora scritto Alessandro Rodia: “Oggi Francavilla, accogliendo un figlio martire nel grembo della propria memoria storica, può dedicare una strada a un combattente per la libertà”.

 

L’amministrazione comunale di Francavilla Fontana ha accolto con interesse ed entusiasmo la proposta.

In questo modo  l’eroe partigiano Donato Della Porta ha un suo parco a perenne memoria.




 

 

 

La campagna di intitolazione in tutta Italia di spazi pubblici alle combattenti e ai combattenti per libertà era stata lanciata a Roma il 2 giugno2021 dal Forum delle associazioni antifasciste e della Resistenza (Anpi, Aicvas, Aned, Anei, Anfim, Anpc, Anppia, Anrp, Fiap, Fivl). “Una grande iniziativa di memoria attiva – si legge nel comunicato de L’Italia è antifascista – che coinvolgerà, oltre alle amministrazioni comunali, anche gli studenti e le studentesse. Scopo della campagna è, infatti, non solo l’intitolazione degli spazi pubblici, ma anche la realizzazione di iniziative, in particolare nelle scuole, volte a far conoscere la storia di quelle combattenti e quei combattenti, il loro sacrificio per la libertà e la democrazia di cui godiamo oggi, la loro preziosa Resistenza al nazifascismo”.

10 ottobre ’21. Mai più fascismi. Il presidio davanti alla Cgil di Brindisi

Il presidio stamattina davanti alla Cgil di Brindisi con il segretario generale, Antonio Macchia, il sindaco, Riccardo Rossi, il presidente del Comitato provinciale ANPI Brindisi, Donato Peccerillo.

“Presidio davanti  tutte le sedi Cgil d’Italia. – l’ANPI di Brindisi c’è. Il  10 ottobre 2021 ci vediamo anche a Brindisi alle ore 10.-

Un inaudito assalto fascista alla democrazia. Questo sta accadendo a Roma. Nell’esprimere solidarietà alla CGIL, la cui sede nazionale è stata oggetto di aggressione e danni, ci appelliamo con forza al Ministro dell’Interno, al Governo affinché vengano immediatamente sciolte, senza se e senza ma, tutte le organizzazioni che si rifanno al fascismo che è, se ancora non fosse chiaro, un crimine! La Segreteria Nazionale “

 

 

 

Il 25 aprile del 2021 per un’Italia libera, uguale e solidale

Grazie agli antifascisti e i democratici.

È il secondo anno in cui l’anniversario della Liberazione si è celebrato nella grave emergenza della pandemia con conseguenti misure di sicurezza sanitaria.

Ma il 25 aprile è la Festa di tutti gli italiani e dell’Italia liberata dal fascismo e dal nazismo.

Nell’occasione, un particolare pensiero è stato dedicato a tutti i nostri combattenti per la libertà, a tutti i nostri partigiani che diedero vita alla Resistenza.

Un pensiero, riconoscente e particolare, l’ANPI l’ha rivolto alle decine di combattenti e resistenti figli della terra di Brindisi, nostri caduti in Italia e nei territori d’oltremare.

 

 

 

 

 

 

Il 25 aprile è stata l’occasione per ricordare, in questo tempo particolare, che nulla può essere uguale a prima.

 

Il 25 aprile del 2021 è l’occasione occasione per rilanciare l’idea per un’Italia libera, uguale e solidale, per affermare la necessità di mobilitare tutte le forze politiche e sociali per un grande piano per il lavoro.

Il diritto ad un lavoro dignitoso, il diritto alla salute con una efficiente sanità pubblica , il diritto ad una crescita del Mezzogiorno sono temi da cui partire. Le ingenti risorse europee devono essere destinate a queste priorità con senso di solidarietà ed uguaglianza.

Il 25 aprile del 2021 è stata l’occasione in cui ribadire l’avversione contro ogni forma di odio, di fascismo e di razzismo.

L’ANPI crede che, se nulla dovrà essere uguale a prima, c’è bisogno della partecipazione attiva delle persone, delle associazioni, delle reti sociali attive e delle formazioni politiche devono essere essenziali per la riscoperta di una nuova socialità, di una dimensione che coinvolga le donne e gli uomini a partire dallo loro condizione.

C’è bisogno di un nuove pratiche solidali che si oppongano all’egoismo personalistico, antisociale e senza prospettive.

Questa è la forza dell’ANPI. Con questo animo ancora una volta l’Associazione si è mobilitata ovunque, sia a Brindisi che in tutta la provincia.

Un particolare ringraziamento è dedicato ai presidenti delle sezioni e agli attivisti dei gruppi ANPI diffusi, alle iscritte e agli iscritti, a tutti i democratici e agli antifascisti, per l’incredibile impegno profuso nella giornata del 25.

 

 

 

 

 

L’ANPI porta fiori nelle Strade di Liberazione e alle Piazze

BRINDISI


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FRANCAVILLA FONTANA

 

 

OSTUNI

 

 

 

 

 

MESAGNE


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CEGLIE


FASANO


TORRE S.S.


 


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