APPELLO DELL’ANPI PER UNO STRAORDINARIO 25 APRILE 2024

VIVA LA REPUBBLICA ANTIFASCISTA


Appello dell’ANPI per uno straordinario 25 aprile

La data del 25 aprile è simbolo dell’Italia libera e liberata, dopo venti mesi di Resistenza e uno straordinario tributo di sangue e di dolore. Fine dell’occupazione tedesca. Fine del fascismo. Fine del conflitto. Si abbatteva lo Stato fascista, ma anche il vecchio Stato liberale, e si avviava la costruzione di un nuovo Stato e di una nuova società. Il 2 giugno del 1946 il popolo sceglieva la Repubblica e con la Costituzione del 1948 nasceva l’Italia democratica che si fonda sul lavoro e che ripudia la guerra.

  • Oggi tutto è in pericolo. C’è un governo che comprende una destra estrema che ha le sue radici nel ventennio fascista e nelle sue nostalgie, che per questo intende cambiare la Costituzione. Con un uomo solo (o una donna sola) al comando – il cosiddetto “premierato” – ed un Paese frantumato in tante regioni in competizione fra di loro, con diritti diversi dei cittadini – l’autonomia differenziata delle regioni -. Una destra estrema che in vari modi tende a reprimere qualsiasi dissenso, qualsiasi protesta. Una destra estrema aggressiva, vendicativa e rivendicativa.
  • Tutto è in pericolo perché ci sono milioni di poveri, dilaga il lavoro precario, con un governo che taglia la sanità e la scuola pubblica, con l’intera Europa che rischia la recessione economica. C’è una grande solitudine sociale, il futuro viene visto come una minaccia.
  • ·Tutto è in pericolo perché c’è la guerra, e se ne parla spesso in modo irresponsabile, come se fosse una dura necessità o, peggio, una nuova e accettabile normalità. Mentre il mondo intero si riarma come prima dei due conflitti mondiali, si dichiara possibile una guerra convenzionale ad alta intensità in Europa. Siamo alla follia. Ha ragione il Presidente Mattarella quando sottolinea che il compito del nostro Paese è “costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo”.

È urgente un 25 aprile 2024 di liberazione dalla guerra. Cessate il fuoco ovunque. Diciamolo: va lanciato un allarme. Sono in discussione democrazia, libertà, uguaglianza, lavoro, solidarietà, pace, cioè la repubblica democratica fondata sulla Costituzione e nata dalla Resistenza. Questo 25 aprile non può essere come gli altri. Dev’essere il giorno in cui si ritrova nelle piazze di tutte le città, a cominciare da Milano, l’Italia antifascista e democratica, le famiglie, le donne, i giovani, il nostro grande popolo illuso e deluso, a cui va restituita una speranza vera di futuro, fatta di un buon lavoro, di una retribuzione sufficiente per una vita libera e dignitosa, di una pace stabile e duratura. Costruiamolo insieme questo 25 aprile, costruiamolo come un appuntamento straordinario a cui non si può mancare, come una insormontabile e pacifica barriera contro qualsiasi attacco alla democrazia e alle libertà. Costruiamolo insieme sventolando le bandiere del Paese migliore, la bandiera della Costituzione antifascista, la bandiera dell’Italia fondata sul lavoro e che ripudia la guerra, la bandiera di coloro dal cui sacrificio sorsero i semi di una nuova Italia.

FACCIAMO DI QUESTO 25 APRILE UNA GIORNATA INDIMENTICABILE. INSIEME.

 

il 25 APRILE 2023

“Questo anniversario della Liberazione è stato forse il più antifascista di sempre , perché ha moltiplicato la presenza di Donne , anziani , ragazzi nelle Piazze,…”

 

 

“Questo anniversario della Liberazione è stato forse il più antifascista di sempre , perché ha moltiplicato la presenza di Donne , anziani , ragazzi nelle Piazze,…”

Un primo bilancio di questo 25 aprile nella nostra provincia non può che essere positivo, in sintonia con il clima nazionale, molti sono stati i luoghi, le strade e le piazze dove l’antifascismo si è mobilitato. LANPI  ha  mostrata una vivace capacità di “stare sul pezzo” sui temi del 25 aprile , della Liberazione, della Resistenza e della Costituzione. Ciò è nella città capoluogo, a Francavilla, a Ostuni, a Mesagne, a Ceglie, a Fasano a Torre, a Cisternino ed in altri paesi in cui l’Associazione non è presente , e persino nella frazione cittadina di Turano. Certo si sono viste le distanze e le divaricazioni nei rappresentanti al massimo livello della istituzioni ma la risposta è stata grande, il 25 aprile si è dimostrata nei fatti la festa di tutti gli italiani.

Grazie a tutte e tutti, ora e sempre resistenza.

 

 

 

 

 

In piazza Sottile e De Falco c’è stato l’intervento letto per ricordare e onorare le 15 partigiane che sono state decorate con la medaglia al valore militare e alla persona.

Per lungo tempo le donne nella Resistenza sono state considerate figure minori, eppure imbracciarono il fucile, fecero le staffette pedalando per chilometri e chilometri, ciclostilarono volantini, offrirono le proprie abitazioni per nascondere i partigiani. Volevano pace, libertà, una vita diversa da quella in cui loro erano cresciute.

Sono state 3600 le donne partigiane, 4635 arrestate e torturate, 1859 vittime di stupro, 2750 deportate, 2900 uccise. A dimostrazione di come l’Italia del dopoguerra abbia stentato a riconoscere ruolo ed eroismo di queste donne parlano i numeri. Di tutte loro 19 hanno ricevuto le medaglie d’oro al valore militare, di cui 15 alla memoria, 17 le medaglie d’argento.

Con l’iniziativa lanciata dall’ANPI, “Sono rose, fioriranno”, vogliamo ricordarle e ringraziarle per averci fatto capire, con il loro esempio, che il coraggio, inaspettato e insospettabile, emerge in tutta la sua potenza soprattutto in tempi in cui tutto è perso e tutto si vuole, in termini di libertà, per averci fatto capire che si può diventare testimoni di umanità, in ogni tempo e in ogni luogo, laddove c’è da resistere al mostro e alle sue fauci.

• Irma Bandiera (Mimma), dopo 7 giorni e 7 notti di ininterrotte torture, fu fucilata da italianissimi fascisti. Aveva 29 anni

• Ines Bedeschi (Bruna), torturata e fucilata da nazisti. Aveva 34 anni

• Livia Bianchi (Franca), fucilata assieme ai suoi compagni dopo aver rifiutato la grazia in quanto donna. Aveva 26 anni

• Cecilia Deganutti (Rita, Giovanna d’Arco) torturata e condotta al campo di concentramento presso la risiera di San Sabba, dove fu uccisa e bruciata nel forno crematorio. Aveva 31 anni

• Gabriella Degli Esposti, prima di essere uccisa, assieme ai suoi compagni di prigionia, nonostante fosse incinta, fu barbaramente seviziata. Aveva 32 anni

• Anna Maria Enriquez Agnoletti, fucilata dopo 7 giorni e sette notti di torture condotto dagli aguzzini della banda Carità. Aveva 37 anni

• Maria Assunta Lorenzoni (Tina), abbattuta da una raffica di mitra in un tentativo di fuga da Villa Cisterna. Aveva 26 anni

• Irma Marchiani (Anty), fucilata. Aveva 33 anni

• Ancilla Marighetto (Ora), catturata, percossa, accetta con fierezza la fucilazione. Aveva 18 anni

• Clorinda Menguzzato (Veglia), fucilata dopo essere stata sottoposta a sevizie atroci, violentata a ripetizione, azzannata da cani inferociti. Aveva 20 anni

• Norma Pratelli Parenti fucilata, dopo essere stata ferocemente seviziata. Aveva 23 anni

• Rita Rosani, ferita e catturata, fu uccisa con un colpo alla testa da un sottotenente repubblichino che, condannato a vent’anni nel 1945, sarebbe tornato libero poco dopo. Aveva 24 anni

• Modesta Rossi Palletti, fu uccisa assieme al figlioletto, a colpi di pugnale. Aveva 30 anni

• Virginia Tonelli (Luisa), dopo 10 giorni di torture, i suoi aguzzini, esasperati, la portarono allora alla Risiera di San Sabba e lì la arsero viva. Aveva 41 anni

• Iris Versari, ferita ad una gamba, non potendo muoversi, non può tentare la fuga ed essendo d’impedimento alla salvezza degli altri si uccide. Aveva 22 anni

Buon 25 Aprile a chi ci crede, a chi è antifascista. Per noi che siamo qui, queste rose sono già fiorite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ANPI provinciale era partita con l’appello per la festa del 25 aprile :

Quest’anno ricorre il 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, che ci ha dotato una Repubblica parlamentare, antifascista, una e indivisibile. Questo giorno che unisce gli italiani è profondamente incardinato nei valori della Resistenza e della Liberazione. Contro tutto questo e in opposizione all’integrità nazionale sono state fatte le proposte di autonomia differenziata. Anche per tale motivi questo 25 aprile si deve caratterizzare per una straordinaria partecipazione unitaria di donne e uomini, giovani, famiglie, popolo. Inoltre l’ANPI, assieme al Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza, propone che il 25 aprile “Sia una grandissima festa unitaria a sostegno della democrazia e della Costituzione”. L’ANPI, insieme alle associazioni antifasciste e della Resistenza, esprime preoccupazione per dichiarazioni, decisioni e comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in alcune occasioni, sono apparse divisive e del tutto inadeguate rispetto al ruolo esercitato. È necessaria una netta condanna del fascismo conto il moltiplicarsi di episodi di violenza e di apologia del fascismo di cui si rendono protagonisti gruppi che si ispirano a quella ideologia e a quelle politiche. L’ANPI, insieme alle associazioni antifasciste e della Resistenza, denuncia la grave situazione economica e sociale in cui versa l’intero Paese a causa degli effetti perversi di tante crisi che si sono sovrapposte e intrecciate, e la necessità e l’urgenza, a più di un anno dall’aggressione russa all’Ucraina, di spingere il governo italiano e l’Unione Europea a dare vita a una iniziativa diplomatica per aprire uno spiraglio di trattativa che crei le condizioni di una pace giusta e duratura. Siamo conviti che i valori dell’antifascismo e della Resistenza, incarnati nella Costituzione, non siano mai stati così attuali come oggi: è bene che libertà e liberazione, piena democrazia ed eguaglianza sociale, lavoro, pace, solidarietà orientino le Istituzioni della Repubblica e la vita quotidiana dei cittadini.


 

 

 

 

Il 25 aprile l’ANPI in tutta Italia deporrà una rosa nei luoghi dove le donne partigiane vennero torturate e uccise dai nazisti e dai fascisti, affinché finalmente si conosca e riconosca il valore del loro martirio. È il dovere della memoria oggi. In questa giornata ricordiamo anche le donne figlie della terra di Brindisi che hanno partecipato alla Resistenza come partigiane combattenti. Quella delle donne è stata una partecipazione concreta e fattiva. Lo dimostrano i numeri: 36mila le donne riconosciute partigiane e patriote, 2.812 fucilate o impiccate, 1.070 morte in azione, 4.635 arrestate e torturate, 1.859 vittime di stupro, 2.750 deportate. Oltre alle 70mila che aderirono ai Gruppi di difesa della donna. Per questi obiettivi e su questi valori fondativi chiamiamo cittadine e cittadini, affinché il 25 Aprile di quest’anno sia una grandissima festa unitaria, pacifica, antifascista e popolare a sostegno della democrazia e a difesa della Costituzione della Repubblica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo 25 aprile non avremo con noi il partigiano Pietro Parisi di Cisternino, nome di battaglia Brindisi, nonché Presidente onorario di Anpi provinciale Brindisi. E’ ancora vivo il dolore per la sua scomparsa che risale a pochi mesi fa. Per sua volontà, le sue ceneri saranno sparse, proprio il 25 aprile, giorno della Liberazione, nei luoghi della Valle d’Aosta che lo ha visto protagonista coraggioso della Resistenza al nazifascismo. Un ultimo atto affidato alla sua splendida famiglia e alle compagne e i compagni di Anpi Valle d’Aosta. La nostra enorme gratitudine nei confronti di Pietro e di tutte e tutti i partigiani è infinita ed eterna.


Le ceneri del Pietro Parisi, il partigiano che chiamavano Brindisi, come per sua volontà, saranno sparse tra i monti e le valli della Valle d’Aosta dove aveva combattuto per la nostra libertà contro i nazisti e i fascisti. E voleva che ciò accadesse proprio il 25 aprile. Nel corso della Festa della Liberazione a Brindisi è stato più volte ricordato. La famiglia, partita da Cisternino, per rispettare  sua volontà e con il sostegno di Anpi e del Comune di Issogne ha fatto in modo che il partigiano  volerà nel  vento. Grazie ai figli Franco e Giovanni, alle nuore Palma e Vita, ai nipoti adorati tutti. Una splendida famiglia che vive nell’orgoglio per Pietro.

 

La strategia della tensione e le sue origini, le stragi neofasciste e le trame golpiste nell’Italia repubblicana

La strategia della tensione e le sue origini, le stragi neofasciste e le trame golpiste  nell’Italia repubblicana.


Tra il 1968 e il 1974 in Italia sono stati  compiuti 140 attentati neo fascisti, tra i quali quello più rilevante a piazza Fontana a cui bisogna aggiungere la strage di Bologna avvenuta nell’anno 1980.  Stragi collegate a quella che fu poi chiamata la“strategia della tensione” che ebbe il coinvolgimento di corpi e servizi deviati dello Stato e dell’utilizzo di questi assieme a varie formazioni neofasciste (ordine Nuovo, Rosa dei venti, Avanguardia Nazionale e altre formazioni minori).


Alcune delle tristi stragi neofasciste sono di seguito elencate:

 

In particolare, la strage di piazza Fontana viene diffusamente considerata come l’inizio della cosiddetta strategia della tensione.

Milano, 12 Dicembre 1969 – Piazza Fontana  Morti 17- 18 con Giuseppe Pinelli, Feriti 88


Treno Freccia del Sud il 22 luglio 1970 a Gioia Tauro: 6 morti e 54 feriti;


L’uccisione dei carabinieri a Peteano il 31 maggio 1972. 3 morti e 3 feriti;


Strage alla questura di Milano il 17 maggio 1973:4 morti e 46 feriti;

Il 28 maggio 1974 a Brescia, nella centrale piazza della Loggia. Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo.  Morti 8, Feriti 102;

4 agosto 1974 ITALICUS a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna. Morti 12, Feriti 48;

Il 2 Agosto del 1980 alla Stazione di Bologna una delle più grandi stragi della storia democratica del nostro Paese ci furono 85 morti e 200 feriti .

Complessivamente per mano degli attentati dell’estremismo nero neofascista e per i soli atti terroristici sopra elencati perdono la vita 136 persone e 541 rimangono ferite.

Mirco Dondi  nel testo scrive : “L’eco del boato- storia della strategia della tensione 1965- 1974: “Sul piano della memoria lo stragismo nero è stato relegato in una zona d’ombra, con uno svuotamento di significato che ha teso a rimuovere il coinvolgimento dello Stato in queste vicende. Gli studi scientifici sul terrorismo rosso sono di gran lunga prevalenti, mentre la fase della strategia della tensione è stata sinora studiata in minor misura e lamenta un’incompiuta elaborazione

Sempre Mirco Dondi asserisce:“Gli attentati sono una forma di riequilibrio degli assetti di potere. Più precisamente, come affermano i terroristi neri, le stragi diventano uno strumento di lotta politica, per costringere lo Stato a far approvare leggi di emergenza. Il fenomeno rientra in un’articolata trama definita strategia della tensione.  L’espressione Strategy of tension compare sul settimanale britannico “The Observer”, in un articolo uscito all’indomani della bomba di Piazza Fontana”. […] “Il  termine “strategia della tensione” si diffonde con il best seller del giugno 1970, la strage di Stato. La locuzione entra poi nel linguaggio giuridico ed è ripresa dai giudici che indagano sugli episodi stragisti. Nella sentenza istruttoria sui fatti di Peteano. La strategia della tensione è definita come una “strategia di  condizionamento” nel rapporto “tra sistema politico e ambiente sociale”. Un alterazione degli eventi che induce a scelte che altrimenti non sarebbero state compiute. Al contempo, l’atto criminale punta anche a modificare gli orientamenti dell’opinione pubblica. Con questa definizione i giudici recepiscono l’espressione nel suo significato più ampio. Gli apparati di sicurezza sono coinvolti nelle vicende stragiste e nei tentati colpi di Stato, contribuendo a innalzare il livello d’intensità della violenza politica e provocando scontri interni allo Stato.”

 

 

Continua poi Mirco Dondi: “La costante presenza di referenti internazionali (Cia e Nato) sulle vicende stragiste ha un’origine storica che ne spiega le capacità di controllo e ne ispira le forme delle strutture direttrici. La guerra fredda ha inizio nel 1946 dalla competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica per il dominio mondiale. In Italia la guerra fredda è stata la principale scusante ai comportamenti illegali degli apparati e ha fornito una patente di impunità a coloro che, in suo nome, hanno avallato azioni criminose contro un supposto nemico interno, al di là di un’oggettiva condizione di necessità. Una distorta concezione della sicurezza ha saldato, in una trama continua, il segreto con l’illegalità.

L’Italia, più di ogni altro Paese dell’Europa occidentale, ha avuto una vita politica profondamente condizionata già dalla metà degli anni Quaranta. Gli Stati Uniti hanno creato le premesse verso percorsi obbligati, per controllare più agevolmente uno Stato cardine nello scacchiere mediterraneo. La classe dirigente italiana ha accettato questo condizionamento essendo funzionale alla sua permanenza al governo.”

Per comprendere appieno quegli anni è necessario risalire alla seconda parte del conflitto mondiale in Italia.  là  si trovano le radici della «prosecuzione della guerra sotto altre forme» che ha segnato in modo indelebile un lungo periodo del secondo dopoguerra italiano. La “strategia della tensione” ha queste radici antiche Il giudice Giovanni Tamburino la fa risalire a quel periodo l’origine della “guerra non ortodossa” e della “strategia della tensione” . Le tesi sono contenute  in un suo recente libro: Dietro tutte le trame .

Sino agli anni novanta del secolo scorso l’Italia è stata il confine sud tra Europa occidentale e l’area orientale dell’Europa  appartenente al blocco sovietico. Per tale ragione nel nostro Paese si è sviluppata una guerra sotterranea chiamata in tanti modi per citarne alcune: “guerra non ortodossa”, “guerra a bassa intensità”, “guerra per procura “, “guerra (contro)rivoluzionaria”. È in questa chiave che bisogna leggere il secondo dopoguerra, e in particolare i decenni dal ‘40 al ’90.


È stata una  guerra che ha avuto varie denominazioni ed è stata combattuta in molti modi. Parte di questa guerra  è stata affidata  a formazioni combattenti clandestine costituite da corpi paramilitari o corpi misti composti da militari e civili, tutelati al più allo livello di segretezza e non tutti leciti. Per la nostra Costituzione (all’articolo 18, seconda parte) «Sono proibite le associazioni che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare». Le  formazioni combattenti clandestine, al contrario, erano giustificate  per la lotta mondiale al comunismo.

 

Sostiene Mirco Dondi: “Il controllo dei sindacati e delle agitazioni sociali nel primo trentennio di vita repubblicana è il perno delle manovre politico-legali e sotterranee per il contenimento del Partilo comunista. Rispondono a questa logica le stragi siciliane del 1947 contro i lavoratori (a Portella della Ginestra il 1° maggio e a Partinico il 22 giugno) e l’uccisione di dieci  sindacalisti dal novembre 1946 al novembre 1947. È uno schema che assomiglia a quello della strategia della tensione per l’assenza di giustizia e per le coperture tornite ai mandanti . Alcuni dei nobili siciliani, ispiratori della strage di Portella della Ginestra, risultano coinvolti nella congiura golpista della Rosa dei venti nel 1973. “


Dello stesso tenore  sono le cose scritte dal giudice Tamburino, egli  ricorda i molti e vari  scritti, i documenti, le sentenze della magistratura, le confessioni, le ammissioni e le testimonianze dei diretti protagonisti,le opere di autori sia militari sia civili che confermano e dimostrano l’esistenza di una  «guerra preventiva» in Italia. La strategia  è stata lungamente condivisa dagli Stati maggiori italiani, è stata  imposta al nostro servizio segreto ed alcuni aspetti della guerra preventiva  sono stati persino resi pubblici.

 

Si fa riferimento alla strage di  Portella della Ginestra del il 1° maggio 1947, compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano contro braccianti e lavoratori siciliani come la generatrice della «guerra preventiva» . Emerge come protagonista principale e per la prima volta il nome del palermitano Giovanni Francesco, detto Gianfranco, Alliata di Montereale, che vantava titoli di nobiltà principesca. L’Alliata in realtà per decenni è stato l’ esponente della massoneria più importante sino a sopravanzare Licio Gelli.

La ricerca del giudice Tamburino ripercorre la vicenda a ritroso dal 1974 dove emerge per la prima volta  la figura di Alliata nel processo «Rosa dei Venti». In seguito dopo la morte del principe, venuto  a conoscenza che erano stati versati all’Archivio storico della Camera documenti raccolti in un apposito Fondo il giudice ebbe modo di  consultare carte e documenti inaspettati.

La documentazione del Fondo rileva in particolare le ricorrenti e sistemiche «deviazioni» della massoneria e dei gruppi paramassonici e i loro collegamenti con realtà criminali, mafia e “ndrangheta”. L’Alliata si riconosceva in quella massoneria che considerava il comunismo il «mortale nemico» e che talune logge, facenti capo a Circoli  siciliani  e frequentate da diversi mafiosi e merge che la a figura di Alliata funge da collegamento per tentare una rilettura del tema dei mandanti della strage e della più volte affermata (ma non accertata da nessuna Sentenza e nemmeno negata da un accertamento giudiziale definitivo) sua complicità come mandante  di quel massacro che segna con un marchio a fuoco l’origine del  primo massacro della Repubblica, l’origine antica della strategia della tensione.


 

A Francavilla Fontana intitolato un parco cittadino al partigiano Donato Della Porta il 9 dicembre 2021.

Francavilla Fontana (BR) ha  intitolato il 9 dicembre 2021 un parco all’eroe della Resistenza  Donato Della Porta “ il brindisino”, partigiano combattente nel bresciano (in Valle di Saviore).

Il Presidente nazionale dell’ ANPI, Gianfranco Pagliarulo, nella partecipata cerimonia di inaugurazione  in un passaggio delle sue conclusioni ha affermato :

“Donato fu uno di quei seminatori che fecero fiorire il cielo, e nel suo nome stesso si rivela il suo impagabile dono alle generazioni successive, a noi qui ed ora, che godiamo di quella libertà e democrazia di cui forse alle volte non percepiamo il pieno valore perché non abbiamo mai conosciuto la costrizione e la dittatura”

 

 

 

 

 

 

Il partigiano Donato Della Porta era nato in una famiglia contadina, tre sorelle e un fratello, e lui stesso impegnato a lavorare nei campi sin da piccolo. Un ragazzo che da contadino e poi soldato era diventato “partigiano sulle montagne” con convinzione, generosità, lealtà e coraggio.

Il comandante della 54ª Brigata Garibaldi, Antonino “Nino” Parisi, il primo ottobre 1945 da Edolo, in provincia di Brescia, aveva scritto al sindaco di Francavilla Fontana, Cesare Teofilato: Con sommo dispiacere e con ritardo perché prima non si era riusciti ad avere l’indirizzo del signor Della Porta Arcangelo abitante in via Dante Alighieri 39, padre di Della Porta Donato, appartenente alla 54ª Brigata Garibaldi fin dall’8 settembre 1943. Le comunico che il Donato è caduto gloriosamente il 9 dicembre 1944 in Valle di Saviore (Brescia) in combattimento contro forze nazifasciste. Le sarei grato volesse comunicare la dolorosa notizia ai famigliari e rendersi interprete del nostro cordoglio presso la stessa, assicurandola che il caduto è sempre presente nei nostri cuori di compagni di lotta”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La decisione  di intitolare un parco cittadino è stata presa il 2 agosto scorso durante un incontro – organizzato aderendo alla campagna dell’Anpi nazionale di intitolazione in tutta Italia di spazi pubblici a partigiane e partigiani, antifasciste e antifascisti, internati militari e deportati politici e a tutte e tutti i combattenti per la libertà – a Francavilla Fontana tra una delegazione della sezione ANPI della città e una dell’amministrazione comunale alla quale hanno partecipato il sindaco Antonello Denuzzo, l’assessore alla Cultura Maria Angelotti, il presidente del comitato provinciale dell’ ANPI, Donato Peccerillo e il presidente della sezione ANPI di Francavilla Fontana, Alessandro Rodia, accompagnato da una delegazione di iscritti.

Proprio ad Alessandro Rodia va riconosciuto l’impegno di una ricerca storica su “il brindisino”. È stato lui, parlando con i familiari (fondamentale è stato il contributo dei nipoti Calò e Della Porta e del medico Francesco D’Alema) e consultando archivi di Stato di Brindisi e Lecce, nonché l’archivio storico della Resistenza bresciana, a scrivere il prezioso volume “Sulle Ali della Memoria. L’eroe partigiano Donato Della Porta” pubblicato nel 2014 con il patrocinio morale di ANPI e del Municipio. In quelle pagine c’era già l’appello a intitolare una strada, una piazza, un qualsiasi spazio pubblico al giovane partigiano che, con audacia e altruismo, aveva combattuto per la libertà e contro il nazifascismo. Aveva già allora scritto Alessandro Rodia: “Oggi Francavilla, accogliendo un figlio martire nel grembo della propria memoria storica, può dedicare una strada a un combattente per la libertà”.

 

L’amministrazione comunale di Francavilla Fontana ha accolto con interesse ed entusiasmo la proposta.

In questo modo  l’eroe partigiano Donato Della Porta ha un suo parco a perenne memoria.




 

 

 

La campagna di intitolazione in tutta Italia di spazi pubblici alle combattenti e ai combattenti per libertà era stata lanciata a Roma il 2 giugno2021 dal Forum delle associazioni antifasciste e della Resistenza (Anpi, Aicvas, Aned, Anei, Anfim, Anpc, Anppia, Anrp, Fiap, Fivl). “Una grande iniziativa di memoria attiva – si legge nel comunicato de L’Italia è antifascista – che coinvolgerà, oltre alle amministrazioni comunali, anche gli studenti e le studentesse. Scopo della campagna è, infatti, non solo l’intitolazione degli spazi pubblici, ma anche la realizzazione di iniziative, in particolare nelle scuole, volte a far conoscere la storia di quelle combattenti e quei combattenti, il loro sacrificio per la libertà e la democrazia di cui godiamo oggi, la loro preziosa Resistenza al nazifascismo”.

10 ottobre ’21. Mai più fascismi. Il presidio davanti alla Cgil di Brindisi

10 ottobre ’21. Mai più fascismi. Il presidio davanti alla Cgil di Brindisi

Il presidio stamattina davanti alla Cgil di Brindisi con il segretario generale, Antonio Macchia, il sindaco, Riccardo Rossi, il presidente del Comitato provinciale ANPI Brindisi, Donato Peccerillo.

“Presidio davanti  tutte le sedi Cgil d’Italia. – l’ANPI di Brindisi c’è. Il  10 ottobre 2021 ci vediamo anche a Brindisi alle ore 10.-

Un inaudito assalto fascista alla democrazia. Questo sta accadendo a Roma. Nell’esprimere solidarietà alla CGIL, la cui sede nazionale è stata oggetto di aggressione e danni, ci appelliamo con forza al Ministro dell’Interno, al Governo affinché vengano immediatamente sciolte, senza se e senza ma, tutte le organizzazioni che si rifanno al fascismo che è, se ancora non fosse chiaro, un crimine! La Segreteria Nazionale “

 

 

 

Il 25 aprile del 2021 per un’Italia libera, uguale e solidale

Il 25 aprile del 2021 per un’Italia libera, uguale e solidale

Grazie agli antifascisti e i democratici.

È il secondo anno in cui l’anniversario della Liberazione si è celebrato nella grave emergenza della pandemia con conseguenti misure di sicurezza sanitaria.

Ma il 25 aprile è la Festa di tutti gli italiani e dell’Italia liberata dal fascismo e dal nazismo.

Nell’occasione, un particolare pensiero è stato dedicato a tutti i nostri combattenti per la libertà, a tutti i nostri partigiani che diedero vita alla Resistenza.

Un pensiero, riconoscente e particolare, l’ANPI l’ha rivolto alle decine di combattenti e resistenti figli della terra di Brindisi, nostri caduti in Italia e nei territori d’oltremare.

 

 

 

 

 

 

Il 25 aprile è stata l’occasione per ricordare, in questo tempo particolare, che nulla può essere uguale a prima.

 

Il 25 aprile del 2021 è l’occasione occasione per rilanciare l’idea per un’Italia libera, uguale e solidale, per affermare la necessità di mobilitare tutte le forze politiche e sociali per un grande piano per il lavoro.

Il diritto ad un lavoro dignitoso, il diritto alla salute con una efficiente sanità pubblica , il diritto ad una crescita del Mezzogiorno sono temi da cui partire. Le ingenti risorse europee devono essere destinate a queste priorità con senso di solidarietà ed uguaglianza.

Il 25 aprile del 2021 è stata l’occasione in cui ribadire l’avversione contro ogni forma di odio, di fascismo e di razzismo.

L’ANPI crede che, se nulla dovrà essere uguale a prima, c’è bisogno della partecipazione attiva delle persone, delle associazioni, delle reti sociali attive e delle formazioni politiche devono essere essenziali per la riscoperta di una nuova socialità, di una dimensione che coinvolga le donne e gli uomini a partire dallo loro condizione.

C’è bisogno di un nuove pratiche solidali che si oppongano all’egoismo personalistico, antisociale e senza prospettive.

Questa è la forza dell’ANPI. Con questo animo ancora una volta l’Associazione si è mobilitata ovunque, sia a Brindisi che in tutta la provincia.

Un particolare ringraziamento è dedicato ai presidenti delle sezioni e agli attivisti dei gruppi ANPI diffusi, alle iscritte e agli iscritti, a tutti i democratici e agli antifascisti, per l’incredibile impegno profuso nella giornata del 25.

 

 

 

 

 

L’ANPI porta fiori nelle Strade di Liberazione e alle Piazze

BRINDISI


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FRANCAVILLA FONTANA

 

 

OSTUNI

 

 

 

 

 

MESAGNE


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CEGLIE


FASANO


TORRE S.S.


 


Una Pietra d’Inciampo per Vincenzo Gigante medaglia d’oro al valor militare

Il 26 gennaio 2021  a Trieste è stata posata  la Pietra d’Inciampo in via Pacinotti  n°5 per ricordare  l’antifascista e partigiano brindisino Vincenzo Gigante, ucciso nella Risiera di Trieste. L’individuazione dell’ultimo domicilio a Trieste è merito della presidente dell’ANED di Trieste, la professoressa e storica Dunja Nanut che, con i suoi studi presso l’Archivio di Stato triestino, ha colmato questo vuoto sulla tragica vicenda di Vincenzo Gigante che, sulla base delle ricerche della studiosa, dopo essere stato fermato, fu tenuto per  un  mese in prigione al Coroneo (il nome del carcere della città).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come è noto le Pietre d’Inciampo, ideate dall’artista  Gunter Demnig, sono un mosaico per la Memoria, Un progetto monumentale europeo per tenere viva la Memoria di tutti i deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti che non hanno fatto ritorno alle loro case. In Europa ne sono state installate già oltre 70.000. In Italia le prime pietre d’inciampo furono posate a Roma nel 2010.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonio Vincenzo Gigante note biografiche

Antonio Vincenzo Gigante nacque a Brindisi il 5 febbraio del 1901 in via Seminario s. n. da Concetta Gigante e da padre ignoto. Da giovane iniziò a lavorare come operaio edile, aderì nel 1919 al circolo giovanile socialista di Brindisi. Nel 1920 fu fermato per la prima volta per aver partecipato ad una manifestazione di protesta contro la guerra. Aderì nel ’21 al PCd’I e nello stesso anno si trasferì a Roma con la madre e i due fratelli, Ettore e Italo, dove lavorò come operaio nell’edilizia, diventando un importante dirigente sindacale della categoria. Si distinse per l’organizzazione di agitazioni e scioperi. Quello più importante e riuscito fu del I° maggio del 1923. Subì un’aggressione fascista il 28 ottobre del 1924. Dopo il delitto Matteotti e le seguenti leggi speciali con le quali Mussolini soffocò la vita democratica dell’Italia, ricercato dagli squadristi, fu costretto a lasciare l’Italia. Trovò riparo prima in Svizzera e poi in Russia dove dal ’25 al ’26 frequentò la scuola di formazione del Comintern. Al ritorno, in Svizzera entrò in contatto con il centro estero del PCd’I che lo incaricò di occuparsi della Confederazione Generale del Lavoro e della gestione dei militanti fuoriusciti. Tra 1927 e 1929 la sua presenza fu segnalata in Svizzera, Belgio, Germania e Lussemburgo. Fu arrestato e trattenuto per un breve periodo con Palmiro Togliatti e Pietro Secchia a Basilea nel gennaio del 1929. In Italia Gigante fu costantemente ricercato dalla polizia fascista, il 28 febbraio del 1930, venne emesso il mandato di cattura dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato con l’imputazione di aver partecipato alla ricostituzione del Partito comunista italiano. Gigante all’epoca era componente del comitato centrale del PCd’I come responsabile dell’ufficio “tecnico” che aveva il compito di risolvere i vari aspetti logistici della clandestinità come la ricerca di sedi sicure.

In Svizzera, il 23 aprile del 1931 sposò a Lugano Wanda Fonti, pittrice, di famiglia e di tradizioni antifasciste, con la quale condivise un breve periodo di vita, tra la Svizzera, Bruxelles e Lussemburgo. Dal matrimonio nacque l’unica figlia, Miuccia, a Lugano il 21 settembre 1932.

Nel 1931, al IV congresso del PCd’I di Colonia, Gigante non condivise la decisione, ispirata dal Comintern, con cui il Partito Comunista italiano avrebbe dovuto essere pronto alla “svolta” per preparare un’insurrezione imposta da un presunto e imminente crollo del regime fascista. Il dissenso gli costò per un periodo l’allontanamento dalla direzione del partito e del sindacato.

Il 6 ottobre del 1933, mentre rientrava in Italia per la riorganizzazione del partito, venne arrestato a Milano dall’OVRA. Trasferito a Roma nel luglio successivo, imputato di ricostituzione del disciolto partito comunista, fu processato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato e condannato a venti anni di reclusione.

Ne scontò i primi nove nel carcere di sicurezza di Civitavecchia dove fece la conoscenza di Umberto Terracini tra gli altri antifascisti.

Con l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, le condizioni dei detenuti politici peggiorarono. Nel 1942 Gigante, ritenuto ancora politicamente pericoloso e compreso nell’elenco dei sovversivi più temibili, fu internato nella colonia insulare di Ustica, in provincia di Palermo.

Dopo Io sbarco degli alleati in Sicilia nel 1943 i detenuti politici di Ustica furono trasferiti nel campo di Renicci Anghiari in provincia di Arezzo, uno dei più duri per le condizioni igieniche e sanitarie. Poco dopo l’8 settembre, nel campo di Renicci i detenuti si rivoltarono ed organizzarono l’evasione, Gigante, a capo di un gruppo d’insorti tentò dapprima di dirigersi verso il sud liberato, una volta verificata l‘impossibilità a raggiungere le meta, si diresse verso la Dalmazia assieme a prigionieri slavi con lui liberatisi. Il territorio era sotto il diretto controllo nazista, ma forte era da tempo anche il movimento partigiano slavo. Giunto in quei luoghi, a capo di formazioni partigiane italiane gestì la complicata unità d’azione con i partigiani slavi, per l’obbiettivo principale della lotta contro il fascismo e il nazismo. Per conto della direzione del PCd’I, riceva l’indicazione di occuparsi prima dell’Istria e in seguito, dopo l’arresto di un altro dirigente, della federazione di Trieste.

Il 15 novembre del 1944 venne arrestato dalla Gestapo, in seguito a una delazione, e tradotto in carcere. Trasferito nella Risiera di San Sabba di Trieste, l’unico vero campo di sterminio con forno crematorio creato dai nazisti in Italia, fu crudelmente torturato senza mai denunciare i suoi compagni sino ad essere ucciso. A tutt’oggi non si sa con precisione la data della sua morte presumibilmente avvenuta tra novembre del ’44 e il febbraio del 1945.

 

La sezione ANPI “Vincenzo Antonio Gigante” di Brindisi

 

Riferimenti bibliografici:

 

U.Terracini. Vincenzo Gigante, un eroico figlio del popolo. Discorso commemorativo tenuto dal sen. Umberto     Terracini in Brindisi il 7 dicembre 1952, Roma.

 

E. Collotti ,Antonio Vincenzo Gigante , in F. Andreucci, T. Detti (a cura di), Il Movimento Operaio Italiano. Dizionario Biografico, vol.II, Roma , 1976, pp.490-491)

 

C. Pasimeni. Antonio Vincenzo Gigante, in «Aleph», n.2, dicembre 1984

 

V.B. Stamerra-A.Maglio-P. Miano, Vincenzo Gigante dello Ugo. un eroe brindisino, Oria (Brindisi). 2006

 

C. Pasimeni. Lotta al fascismo all’ombra di Stalin. La militanza di Vincenzo Antonio Gigante, Lecce. 2009

 

AS BR-ANPI Brindisi. Antonio Vincenzo Gigante nelle carte dell’Archivio di Stato di Brindisi. Brindisi 2013.

 

 

 

Dieci anni sono passata dalla ricostituzione dell’ANPI di Brindisi

Dieci anni sono passati dalla ricostituzione dell’ANPI di Brindisi


Sono passati dieci anni dalla ricostituzione dell’ANPI in terra di Brindisi. Il tempo non è scorso invano, l’associazione è cresciuta e si è diffusa nel territorio (oltre a Brindisi, Francavilla Fontana, Ostuni, Mesagne, Ceglie Messapica, Torre Santa Susanna, Fasano). Il recupero della locale memoria democratica, popolare ed antifascista, il trasferimento della stessa alle generazioni nuove, la lotta al fascismo e alle sue nuove forme, la lotta contro il  razzismo, contro tutte le disuguaglianze e per la solidarietà, l’impegno contro le mafie, sono i terreni su cui l’ANPI di Brindisi è cresciuta. Il 10 giugno del 2010 fu indetta la prima riunione pubblicizzata con il primo comunicato firmato dal Comitato provinciale dell’ANPI di Brindisi. Per convenzione con quella data e con quell’atto si  scelto di far risalire la ricostituzione dell’Associazione.

 

 

In questo momento voglio ricordare alcune persone che sono state vicine alla iniziale nostra opera di ricostituzione: Ada Donno e Maurizio Nocera dell’ANPI di Lecce che hanno accompagnato i primissimi passi a partire dall’aprile di quell’anno. Un particolare pensiero e questa memoria del decennale la dedichiamo al compianto Luciano Guerzoni, Vice Presidente nazionale Vicario dell’Associazione, un grande dirigente nazionale, un autentico democratico, un appassionato e prezioso organizzatore. Grazie al suo impegno e la sua attenzione  per quella che era allora la nuova stagione dell’ANPI, la nostra Associazione è oggi presente e operativa nel territorio di Brindisi, cosa che Guerzoni, da quel dirigente di razza che era, promosse in tutte le province d’Italia e segnatamente al Sud.

Donato Peccerillo – Presidente del Comitato provinciale ANPI Brindisi

 

 

Una breve storia dell’ANPI di Brindisi.

Si hanno notizie della costituzione dell’Associazione a Brindisi  dall’estate del ’45,  tra giugno e luglio di quell’anno nasce l’ANPI.

Da un articolo della stampa locale (l’Avvenire del popolo), apparso il 21 luglio del 1945 si legge:

Anche nella nostra provincia , ad iniziativa di un gruppo considerevole di partigiani, si e’ costituita la Sezione Provinciale dell’Associazione PARTIGIANI diretta dal Capitano Vallarino Ubaldo che svolse nell’Italia del Nord , particolarmente nel Parmense, proficua attività nel Com.do Unico Operate della Prov. di Parma ed in altri reparti operanti.

L’Associazione , che si propone di contribuire attivamente alla ricostruzione  della nostra Provincia, ha inviato, dopo un vibrante Ordine del giorno, quali suoi delegati al Comitato di Liberazione Provinciale , il sig. Vallarino ed il Partigiano Santoro.

la Sezione provvisoriamente ha sede presso l’Associazione Nazionale Combattenti in Piazza Cairoli.

 

La Segreteria Provinciale del’ANPI di Parma su Vallarino Ubaldo conferma e scrive:

Vallarino Ubaldo, nome di battaglia: “Barbetta-Mario”,  nato a La Spezia Partigiano nella formazione Comando unico Parma dal15. 5. 1944 al 25. 4. 1945.

Già prima, in data 13 giugno del ’45, in una nota della R. Prefettura di  Brindisi (fonte AS Br),  avente per oggetto l’assistenza al reduce era previsto un ruolo dell’Associazione, la nota riportava quanto segue:

È ben noto alle SS. II. che tra i molteplici e complessi problemi dell’opera di ricostruzione del Paese occupa un posto preminente quello dell’assistenza al Reduce,

Al riguardo È stato fissato dal Governo un vasto programma di finanziamento e di provvedimenti a carattere sociale ed è stato istituito l’Alto Commissariato per i Reduci avente sede presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

E’certamente  prevedibile che una massa ingente di reduci della prigionia e dalla guerra farà rientro nel Paese per cui si rende necessario sin da ora studiare e coordinare le varie iniziative pubbliche e private in piena collaborazione, sia al centro che alla periferia, al fine di provvedere all’assistenza morale e materiale al Reduce.

Rivolgo pertanto alle SS. II. vivo appello perché diano ogni loro proficua
e diligente attività in  quest’opera ci alta solidarietà  nazionale promuovendo
e coordinando ogni attività dei vari organi, ed associazioni esistenti nella loro giurisdizione.

Anche in  questa provincia è in corso di costituzione il Comitato Provinciale per l’assistenza al Reduce da me presieduto e composto dai rappresentanti dell’Autorità Militare, dell’Associazione Nazionale Combattenti, della Associazione nazionale mutilati, dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia,
dell’Unione Donne Italiane, del Centro Italiano Femminile, .dell’Opera Nazionale
Combattenti e dell’Opera Nazionale Invalidi di guerra.

La sede di detto Comitato rimane fissata presso l’Associazione Nazionale dei Combattenti. Al Comitato così costituito è affidato il compito,in armonia
colle direttive dell’Autorità Centrale, di portare ogni conforto morale al Reduce e di prepararne 1’immissione nella vita del Paese spronando all’opera tutte l’energie cittadine.

Prego dare un cenno di assicurazione e di intesa.


 

 

 

 

Da un altro articolo di stampa del  17 novembre del 1946  dal titolo Partigiani contro la delinquenza (l’Avvenire del popolo),si evince una particolare attività affidata all’Associazione, infatti  si legge:

E’ stata affidata  alla Associazione  la gestione della squadra di vigilanza notturna, composta in gran parte di reduci dalla guerra di liberazione.

Come e’  a tutti noto , non si tratta della normale sorveglianza come poteva avvenire in altra epoca , ma di vera e propria lotta  contro la delinquenza, lotta che a volte ha luogo con uso di armi da fuoco, come e’avvenuto anche di recente.

Dal 1. Ottobre, data d’inizio del nuovo compito affidato ai Partigiani Brindisini, la squadra ha operato  a 52 arresti, fra i quali molti contro persone armate anche di armi automatiche.

 

Da ricerche in Archivio di Stato di Brindisi, nel fondo UPAPB dell’Archivio di Stato di Brindisi si apprende che il Segretario provinciale ANPI  di Brindisi nel 1946 è Balani Libero fu Goffredo e di Argentina Bassich ato a. Bologna il 28,8,1904 comm. Lazio riconosciuto part. combattente il 6,9,48. dal 8,9,43 al 4,6,44 nella formazione Banda Colleoni.

 

Inoltre, sempre da fonti del A.S. Br. Si apprende  che sino al all’8 giugno ’52 è commissario straordinario dell’ANPI di Brindisi  Enzo Sozzo da Lecce.

Enzo Sozzo (1917-1993), per oltre quarant’anni è stato l’anima e cuore dell’ANPI di Lecce. Presidente Anpi Lecce e componente del Comitato nazionale Anpi, combatté  in Liguria con le SAP (Squadre d’Azione Patriottica) della zona, per  18 mesi. Quando finalmente arrivò la Liberazione, tornato a casa non sapeva ancora che Andrea, il fratello più grande, anche lui partigiano in Jugoslavia, era  stato ucciso dai tedeschi in uno scontro a Lepetane, presso le Bocche di Cattaro: Andrea  sarà insignito della Medaglia d’Argento al V.M.

Infine, Antonio Somma (10 novembre 1923 – 2 ottobre 2005) l’8 giugno 1952 diventa  presidente provinciale dell’ANPI di Brindisi.

Antonio Somma nato a Mercato San Severino (SA) ma residente a Francavilla Fontana a partire dal 1946. Partigiano nella brigata Garibaldi dal 23 ottobre del 1944  in Val Cerro con il nome di battaglia scugnizzo . In un rastrellamento, durante il rigido inverno del ’44-45 fu catturato dai fascisti e poi deportato  a Mauthausen da cui andò via con altri fidati compagni  il 30 aprile del 1945 dopo una marcia di cinque giorni giunse a Rovereto. Nel 1989 eletto componente del Consiglio nazionale dell’Anpi e presidente regionale Puglia

di Donato Peccerillo

 

Questo 25 aprile 2020

Questo 25 aprile

Più di ieri abbiamo bisogno di resistere, di giustizia sociale e di libertà.

Il 25 aprile è la  Festa della Liberazione, la festa nazionale di tutti. È il ricordo della Resistenza, dei caduti per la libertà e di tutti coloro che si sacrificarono

Il ricordo e i necessari festeggiamenti per l’importante  anniversario per i 75 anni trascorsi dalla riconquistata Libertà si devono confrontare con il difficile momento che l’Italia sta attraversando: l’emergenza del Coronavirus, che impone la necessità di ritrovare la solidarietà per la sofferenza dei malati, i morti. Solidarietà che deve andare ai medici e agli infermieri sono in prima linea nel combattere l’epidemia e salvare vite umane. Quelle donne e quegli uomini appartengono alla sanità pubblica a cui vengono sottratte risorse da anni. Attenzione solidale deve essere posta alla crisi sociale innescata dall’emergenza sanitaria che sta mostrando i suoi primi effetti con l’aumento delle povertà di molte persone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se il 25 aprile è memoria di Liberazione, che va giustamente ricordata e onorata pur in questa fase di emergenza, rispettosi di tutte le misure di contenimento adottate, non possiamo che interrogarci sul futuro una volta rallentata la prima fase dell’epidemia. Nulla sarà automatico e scontato, bisognerà combattere le disuguaglianze e la povertà che si stanno già generando, bisognerà costruire condizioni di vita e di lavoro con un approccio nuovo e solidale perché nulla sarà più come prima  dopo il coronavirus.

Nello spirito del 25 aprile e della Liberazione di 75 anni fa, nella fase nuova che ci attende, bisogna affermare con forza che niente deve essere più come prima.Noi siamo per un’Italia  libera, uguale e solidale, contro ogni forma di odio, di fascismo e di razzismo. Questo per continuare il sogno di libertà per cui si sacrificarono, alcuni sino con la vita, tante donne e tanti uomini nel periodo fascista e nella Resistenza.

 

 

 

 

 

 

 

Il sindaco  di Brindisi Riccardo Rossi: “25 APRILE 2020 FESTA DELLA LIBERAZIONE –Non possiamo essere tutti insieme in strada per festeggiare questa giornata importante della nostra storia, da cui abbiamo ancora tanto da imparare. Ho sentito l’assenza di ognuno di voi ma anche il bisogno di esserci per la nostra comunità, insieme al presidente del consiglio comunale Giuseppe Cellie, a Tea Sisto e Donato Peccerillo in rappresentanza dell’ANPI e di Libera Brindisi contro le mafie. Abbiamo deposto una corona di fiori davanti alla lapide in memoria del nostro concittadino “operaio organizzatore partigiano” Antonio Vincenzo Gigante, e un mazzo di fiori per i finanzieri Antonio Sottile ed Alberto De Falco vittime del contrabbando.”

Questa sarà la forza dell’ANPI. Con questo animo, canteremo ancora una volta Bella Ciao, ovunque, anche a Brindisi e in tutta la provincia, sia per festeggiare una data guardando alla memoria dei nostri Partigiani e della Resistenza, sia per affrontare con forza, decisione e impegno un futuro di pace, di democrazia, di giustizia sociale, di libertà.


Anche a Brindisi le Sardine

Anche a Brindisi le Sardine

breve cronologia da tenere a mente

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

22 dicembre 2019

Era iniziato tutto il 22 dicembre 2019 a Francavilla Fontana dove un gruppo promotore delle Sardine aveva promosso la prima manifestazione in provincia di Brindisi. L’ANPI, la Comunità Africana, la Cgil e il Forum per cambiare l’ordine delle cose furono subito  con le sardine a Francavilla Fontana,  la manifestazione con una grande e attiva partecipazione di giovani che intervennero con molti interventi si chiude cantando Bella Ciao

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ANPI provinciale con le sue sezioni di Brindisi, Francavilla Fontana, Mesagne e Ostuni, sarà ancora una volta al fianco delle ragazze e dei ragazzi che, dopo Francavilla Fontana, si mobiliteranno anche a Brindisi (sabato 4 gennaio in piazza Santa Teresa, ore 17) contro il fascismo, contro il razzismo e contro le politiche dell’odio. L’ANPI accoglie così l’invio delle sardine brindisine che scenderanno in piazza, insieme ai cittadini e alle singole realtà che si riconoscono nei valori fondanti della nostra Costituzione. Ed è questa la vera discriminante, la Costituzione italiana, nata dalla lotta di Liberazione dal fascismo e dal nazismo, dal coraggio e dal sacrificio di tanti partigiani. In piazza indosseremo fazzoletti dell’Associazione. Nel vostro invito, ragazze e ragazzi, citate Antonio Gramsci: “Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.” Su questo l’ANPI è con voi. “E’ venuta da voi, dalla vostra forza e dal vostro impegno per il futuro, una grande ventata di speranza e di lotta democratica”, dice la presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo. “Assieme a voi, tutte le generazioni, giovani e meno giovani, si sono date la mano, per fare un passaggio di memoria e di impegno, che ha la sua radice nell’inclusione, nel dialogo, nella partecipazione, nel rifiuto dell’indifferenza”. In tutte le piazze continueremo a chiedere al governo di dare subito un segnale di antifascismo con l’abolizione dei decreti sicurezza di Salvini che tanti danni stanno producendo rendendo ancora più lontana la giustizia sociale. Ci vediamo il 4 gennaio in piazza.


4 gennaio

Generazioni diverse che condividono il valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo. Sardine a Brindisi. Non solo l’ANPI con le ragazze e i ragazzi per la piena applicazione della Costituzione e per cancellare i decreti sicurezza. Poco fa in piazza Sottile De Falco, sotto la lapide del partigiano brindisino Vincenzo Gigante. Partigiani ieri e partigiani oggi. La Resistenza continua.

 

 

 

 

 

 

 

Sardine comunicato del  5 gennaio

Nota delle sardine dopo la manifestazione di ieri pomeriggio a Brindisi.
In piazza Sottile-De Falco eravamo in oltre 500 tra studenti e lavoratori che accomunati dei valori democratici dell’antifascismo e della Costituzione hanno scelto di riversarsi in piazza. La nostra si è dimostrata una comunità resistente che non cede ai ricatti e all’odio della malapolitica e che nella discussione pubblica vuole riportare l’attenzione su quelli che sono i reali problemi del paese:l’emigrazione giovanile, la mancanza di prospettiva di lavoro e il fenomeno sempre più dilagante dell’abbandono scolastico che logora in particolar modo la nostra provincia.
Per questo oggi mettiamo le basi per il percorso con il quale costruiremo il nostro futuro.
#brindisinonsilega
#brindisinonabbocca