Il progetto dell’Indice della memoria

“Non c’è futuro democratico senza memoria”

Con l’“Indice della Memoria”, l’ANPI di Brindisi cerca di Ricostruire attraverso le diverse e sparse fonti la memoria ed il ricordo in primo luogo delle persone, ma anche dei luoghi e degli eventi che in Terra di Brindisi hanno in vario modo lottato, o sono stati testimoni di azioni contro il fascismo e per la Resistenza.

Persone che con il proprio impegno e la loro lotta, talvolta sino all’estremo sacrificio, hanno contribuito, nella nostra provincia, alla costruzione della Democrazia ed ai suoi principi ispirati dalla Costituzione.

“Indice della Memoria” è un data base in cui far confluire le varie fonti che hanno scritto o documentato dell’antifascismo di Brindisi e della sua provincia, in modo che la Memoria delle dure lotte per la conquista della Democrazia non vada perduta.

L ‘Indice della Memoria parte, con lo scopo di implementarle con altre fonti, dalle note biografiche ricavate dal testo di Katia Massara: “Il popolo al confino - la persecuzione fascista in Puglia; Archivio centrale dello Stato Ministero per i Beni culturali e Ambientali Ufficio centrale per i beni archivistici 1991; dallo spoglio sistematico della serie archivistica Confinati politici- fascicoli personali conservata nell’Archivio centrale dello Stato. (N.B. C P sta per Commissione Provinciale; C A sta per Commissione di Appello; le lettere ed i numeri tra parentesi, che sono alla fine di ogni scheda, sono la posizione della stessa nel Casellario Politico Centrale).

“[..]Riteniamo infine doveroso dedicare almeno poche righe a tre personaggi dell’antifascismo brindisino, le cui schede non sono risultate presenti nel materiale da noi consultato, ma che riteniamo fondamentali per la più corretta e completa conoscenza della storia, per la portata politica del loro impegno e di come essi possono costituire un esempio per le giovani generazioni.” Così scrivono Patrizia Miano, e Vittorio Bruno Stamerra in : “Brindisi 1945 : l’alba della democraziaBrindisi editore Hobos anno 2005, di cui riportiamo le tre note biografiche (Gigante, Teofilato, Santacesaria) nell’Indice della Memoria, ma il testo non è importante solo per questo, esso contiene approfondimenti frutto di una attenta ricerca, Il materiale raccolto, del tutto inedito, va a ritroso nel tempo, dimostrando come l’antifascismo fosse, in tutto il territorio brindisino, profondamente radicato. Di alcuni “sovversivi” ci è pervenuto solo il nome, inserito in lunghe liste. Di altri, invece, abbiamo notizie e scelte di vita. Perche in piena ascesa del regime dissentire era una pesante e pericolosa scelta di vita. Alcuni nomi e storie li abbiamo già letti nel lavoro della Massara, e qui sono arricchiti di notazioni inedite.”

Scrive, tra le molte cose interessanti, Franco Stasi in La Provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia” – Fasano editore Grafischena anno 1979 : “ [..]Ciononostante ci e parso doveroso — pure con tutti questi condizionamenti — più che tentare di ricostruire minutamente le vicende politiche della provincia brindisina tra il 1943 ed il 1945, limitarci ad offrire elementi utili per una lettura di alcuni atti e documenti relativi alla nascita, formazione e attività del Comitato Provinciale di Liberazione nella provincia di Brindisi. L’auspicio è che al più presto si apra un dibattito ed una riflessione che veda impegnati altri studiosi e protagonisti, e che contribuisca a far luce su di un periodo della nostra storia recente ancora non attentamente riconsiderato.[..]

All’avv. Vittorio Palermo (all’epoca segretario provinciale del C.P.L. della provincia di Brindisi) va il più vivo ringraziamento per averci consentito la consultazione del suo archivio privato dal quale provengono gran parte dei documenti qui riprodotti e commentati [..]”

La Provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia” pubblicato nel 1979 è una pietra miliare nella ricostuzione storica della vita democratica ed antifascista della nostra Provincia, Franco Stasi nel capitolo dal titolo: “Caduta del fascismo e ripresa della vita democratica in provincia di Brindisi: nascita, formazione e attività del Comitato Provinciale di Librazione”, entra nel cuore delle questioni, per primo cerca di mettere ordine nel travagliato periodo 1943- 1945 nella provincia di Brindisi, non poteva mancare nell’Indice della Memoria.

“L’idea iniziale di questo libro nasce da un civile e sereno dibattito [..]La tesi centrale era che l’antifascismo non fu soltanto animato dagli intellettuali, ma coinvolse la classe operaia, i contadini, i braccianti…[..] Questa non è una storia dell’antifascismo pugliese: è un tentativo di comprendere come siano potuti accadere certi fatti in casa nostra e documentare, alla luce di notizie certe, il contributo dei cittadini pugliesi alla lotta contro il fascismo.

Poiché la pubblicistica [..] è stata avara di notizie sull’opposizione pugliese, abbiamo ricercato le fonti ricavando anche i nomi dei duecentocinquantasei condannati dai tribunali speciali fascisti dal 1927 al 1943, dei centoventiquattro pugliesi caduti nei campi di concentramento nazisti in Germania e in Austria, delle tredici vittime delle Fosse Ardeatine e dei tanti e tanti contadini, operai, intellettuali che per anni furono rinchiusi nelle carceri o al confino per difendere l’idea della libertà e della democrazia nel nostro Paese.

La terra di Puglia durante i vent’anni del fascismo e nel corso della guerra non è rimasta ferma e passiva. Se vi furono uomini che esultavano nell’ascoltare e nel vedere l’uomo della provvidenza ve ne furono altri, tanti altri che in silenzio combattevano e soffrivano ogni giorno perché sapevano che alla fine del lungo tunnel c’era la libertà per l’Italia.

Quegli uomini appartenevano a tutti gli strati sociali: professori e studenti giovanissimi, contadini e operai e artigiani. Affrontarono la lunga lotta perchè erano fortemente animati dall’idea della libertà. Una strada dura e difficile che essi seppero percorrere con coraggio.”

Questo è ciò che scrive Mario Dilio nella sua prefazione a “Puglia antifascista” Adda editore Bari 1977, non poteva mancare nell’Indice della Memoria, un testo che per primo ha messo in evidenza le radici popolarie la diffusione, documentata, dell’antifascismo in Puglia.

l’Indice della Memoria sarebbe incompleto se non affrontasse il tema generale della Resistenza ed il rapporto con il Mezzogiorno a cui Brindisi appartine. In Sud, la Resistenza dimenticata(http://www.storiaxxisecolo.it/resistenza/resistenza4a.htm) di Mario Avagliano, tale tema è con chiara correttezza è affrontato, infatti vi si legge:

“[..] il contributo del Mezzogiorno alla guerra di Liberazione non fu limitato alle rivolte popolari. Migliaia furono i meridionali che militarono nelle formazioni partigiane sulle Alpi e sugli Appennini. Purtroppo non esistono stime precise al riguardo, ma nell’immediato dopoguerra lo storico piemontese Augusto Monti arrivò ad affermare che “le formazioni partigiane che, militarmente organizzate, agirono contro i tedeschi e i loro alleati, sui monti che fan ghirlanda alla pianura del Po (…) furono almeno per un quaranta per cento costituite di ‘uomini del Mezzogiorno’”. [..]

Per i soldati meridionali, che si trovavano lontani da casa, l’8 settembre fu veramente una data spartiacque, che impose una scelta netta e drammatica: o darsi alla macchia, salire sulle montagne e unirsi ai partigiani, con molti sacrifici, senza stipendio e sotto il rischio della fucilazione; oppure aderire all’esercito repubblicano, che assicurava vitto, alloggio e soldi. La maggior parte di loro scelse il campo giusto.

Numerosi furono anche i meridionali che si arruolarono nel CIL, il Corpo Italiano di Liberazione, che combatté a fianco degli Alleati, e talvolta li precedette addirittura nella liberazione di alcune zone della pianura padana. E non è da dimenticare il prezioso contributo alla causa della libertà da parte degli IMI: migliaia di soldati e di ufficiali del Sud furono internati e in molti casi morirono nei campi di concentramento tedeschi in Germania o in Polonia perché restarono fedeli al giuramento al re e rifiutarono di aderire all’esercito della Re pubblica Sociale.

Insomma, la resistenza nel Sud, come ha scritto la Chianese, “ci fu, anche se frammentata in una miriade di episodi di cui spesso è stato difficile ricostruire la memoria”. E se la motivazione iniziale delle rivolte fu la reazione al terrore tedesco, vi furono momenti di grande coinvolgimento popolare e vi ebbero un ruolo anche i partiti politici. Ciò nonostante queste esperienze influenzarono debolmente la crescita democratica del Mezzogiorno, che fu a lungo sotto la cappa dell’occupazione anglo-americana.

La stessa vicenda del “Regno del Sud”, dove l’intero apparato dello stato – prefetti, questori, commissari prefettizi – operava all’insegna della continuità badogliana, frenò il cambiamento della società meridionale. La classe dirigente dei partiti non ebbe né il tempo né la possibilità di “farsi stato”. Un risultato invece che al Nord le bande partigiane e i Cln riuscirono a conseguire, avendo una parte importante nei processi di epurazione o nella designazione dei prefetti e dei sindaci.

In conclusione è importante superare l’immagine di un Mezzogiorno conservatore e filofascista. Il lavoro di recupero della memoria degli episodi di resistenza meridionale compiuto negli ultimi anni colloca il Sud nel contesto nazionale e fa della guerra di Liberazione un valore “italiano” nel senso pieno del termine.”

In questo solco di pensiero e di impostazione si colloca il salentino Ippazio “Pati” Antonio Luceri con la sua opera: “Partigiani e Antifascisti di Terra d’Otranto (Lecce, Brindisi, Taranto)“, il suo lavoro è impagabile ed unico, egli stesso nella sua introduzione afferma tra le altre cose:

“Ancora un sogno che vedo realizzato, frutto di una ricerca meravigliosa, desiderata e conquistata, passo dopo passo, nome aggiunto a nome, ognuno dei quali andrebbe scolpito in caratteri d’oro, perché ognuno ci rimanda al ricordo di sacrifici inenarrabili, da parte di uomini e donne della nostra Terra, – l’antica e sempre cara Terra d’Otranto, – fra scioperi e lotte, ammonizioni e diffide, carcere e tortura, confino e clandestinità, lotta partigiana in

montagna o guerrigliera nelle città, fra i GAP e le SAP, senza che, mai, la dignità’ di uomini e donne libere fosse stata scalfita, nemmeno nei Lager.

Ho voluto focalizzare la mia ricerca non solo al territorio della provincia di Lecce, ma anche a quello di Brindisi e Taranto, per mandare un segnale alle nuove generazioni che gli antifascisti ed i partigiani c’erano anche da noi e che la nostra Terra non e stata soltanto la Terra degli Starace, ma anche quella degli Stampacchia, dei Pandiani, dei Mellone, dei Sozzo, dei

Gigante, dei Refolo, degli Arditi del popolo di Taranto vecchia,[..]

Nella ricerca, ad ogni nuova scoperta, una nuova emozione di gioia, perché ad ogni nome corrisponde una storia, fatta di corpi, spesso violati, di idee, di affetti, di sogni, di desideri e volontà di riscatto.

Di ognuno dei 1200 partigiani ho fornito il paese d’origine, la data di nascita, i nomi dei genitori, le brigate di appartenenza, il periodo dì militanza partigiana ed il luogo – o luoghi – della Lotta contro il nazifascismo.

Solo per pochi, mancano dati approfonditi, ma sono tasselli che non ho voluto trascurare e che ho voluto, in ogni caso, inserire sì che i prossimi ricercatori potranno e sapranno, senz’altro, approfondire e fare meglio di me.

Scorrendo l’elenco troveremo 160 partigiani caduti, 68 feriti, 834 partigiani (combattenti) e 130 patrioti. Ma per arrivare a 1200 mancano 8 dati che mi piace riportare in questa prefazione. Sono i nominativi delle donne che hanno combattuto come partigiane e collaborato come staffette nella Resistenza.”

 

 

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