Gennaro, Francesco

partigiano

Da una testimonianza del 20 Marzo 2008 :

Reduce Gennaro Francesco – 1° Reggimento Bersaglieri – Partigiano nato a S. Pancrazio Salentino il 20 ottobre 1913. deceduto il 10 gennaio 2009.

Chiamato alle armi nel Novembre del 1933, fu destinato al 4°, e, successivamente, al1’80° Reggimento Bersaglieri nella città di Torino dove rimase sino al mese di Settembre 1934.

Gennaro ricordava il doloroso distacco dalla famiglia, l’interminabile viaggio col treno (due giorni e due notti) prima di giungere a destinazione e la fantastica accoglienza alle reclute giunte nella grande stazione del capoluogo piemontese con la festosa fanfara dei bersaglieri.

Nel 1935, dopo Torino ed una breve permanenza a Verona, salpato dal porto di Napoli, Gennaro giunse in Etiopia, dove gli italiani erano impegnati per “l’annessione di quelle lontane terre”.

Il 3 ottobre 1935 l’Italia, prendendo a pretesto incidenti di frontiera scoppiati al confine con la Somalia, colonia italiana, aveva aggredito l’Etiopia. L’impresa era stata preparata da tempo, con grande impegno propagandistico e con impiego di uomini e di mezzi molto superiore alle reali necessità. Furono occupate le città di Adigrat, Adua, Axum, una striscia del Tigre e Macallè. Nel gennaio 1936 Graziani lanciava un bombardamento a tappeto sul Giuba, disperdendo Tarmata abissina. Nel febbraio Badoglio sconfiggeva ad Amba Aradam le truppe etiopiche e in aprile, ottenuti rinforzi dall’Italia e dalla Libia, sferrava l’offensiva finale. Il 5 maggio 1936 le truppe italiane del generale Badoglio entravano vittoriose in Addis Abeba, dopo aver messo in fuga il Negus. Hailè Selassiè.

Alcuni giorni dopo, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini proclamava l’Impero e Vittorio Emanuele III ne assumeva il titolo di Re e Imperatore.

Dopo che gli italiani erano entrati ad Addis Abeba, nel maggio del 1936 Francesco Gennaro rientrava in Italia con una licenza “prolungata”, in attesa del congedo illimitato; quella esperienza in Africa fu segnata dal ricordo dei numerosi morti italiani ed etiopi.

Richiamato, nell’agosto del 1938 fu destinato a Pizzo Falcone (Napoli) nel 1° Reggimento Bersaglieri, nella Divisione Celere.

Congedato Fanno successivo, il 26 febbraio 1941 fu richiamato per il fronte greco. Nel marzo del 1941 diverse classi di leva furono richiamate, fra cui anche alcuni reduci appartenenti persino alla classe del 1904; Francesco ricordava, a tal proposito, che alcuni amici di San Pancrazio: “erano stati richiamati anche anziani, come Giavannino Piccione e Raffaele Cavallone. Senza avviso, senza lettera, erano richiamati con Vannuncio dall’altoparlante in piazza”.

Ricordava i duri combattimenti sul fronte greco-albanese nel mese di marzo, i numerosi morti italiani e greci, la ritirata dei reparti italiani “e, per fortuna, che arrivarono i tedeschi, altrimenti i greci ci avrebbero spinti sino ali ‘Italia “.

Poi fu la volta della Iugoslavia.

Gennaro raccontava una brutta situazione in cui venne a trovarsi sul confine jugoslavo: “Giunti a nord di Scutari, il nostro gruppo, sceso dai camion, guidato da tre albanesi lungo strette mulattiere, si avvicinò al confine. La 1° Divisione Celere prese posizione sul lato di un fiume e iniziò a rispondere al fuoco degli jugoslavi.

Si sparò per molto tempo e, terminate le munizioni, fummo costretti a scappare nella vallata, con le bombe che ci cadevano intorno. Nella fuga assieme ad altri compagni, per evitare le numerose bombe e proiettili di artiglieria, caddi, ruzzolando con la mia mitragliatrice Breda, senza riportare alcun danno. Fui fortunato perché precipitai molto in basso. In quell’occasione fu colpito a morte il compaesano Giuseppe Rollo (lu Ppinu ti lu Mazza) e fu ferito Pancrazio Vergali, la mattina successiva, grazie all’appoggio delta Divisione d’Artiglieria Ferrara, sfondammo, era VII aprile, costringendo, il 17 aprile, gli jugoslavi alla resa.

(…)

Raggiungemmo Belgrado affamati, malconci, ma, nonostante tutto, fummo costretti dai nostri superiori a marciare di corsa, in fila per 12, per le vie della città semidistrutta. A Belgrado mi fermai per due giorni, la popolazione vendeva per strada di tutto; rientrai il 23 aprile ad Argirocastro, dove rimasi per tutto il mese di Giugno 1941”.

Le disavventure continuarono.

Gennaro il 23 del mese di giugno rientrò in Italia: imbarcatosi a Durazzo, raggiunse il porto di Bari e, dopo una permanenza di circa un anno, fu richiamato ad Agnano; nell’ottobre era a Bolzano, in attesa di essere inviato al fronte russo: “Neil ‘ottobre del 1942 eravamo pronti per partire per la Russia, fu celebrata una messa al campo, e, mentre si aspettava l’ordine di partenza un altro fonogramma dispose il blocco e non partimmo, forse perché i soldati italiani in Russia erano decimati. Quanti ne sono morti !(…) “.

L’11 novembre 1942, da Cuneo, il 1° Reggimento Bersaglieri Mobilitato si trasferì, con le biciclette, in Francia, sulla Costa Azzurra. I francesi, raccontava Gennaro, non mostravano rancore, né ci consideravano nemici. In quell’area, infatti, risultavano residenti molti italiani trasferitisi per diverse ragioni.

Gennaro era in Francia con due compaesani, Graziano Cosimo Muscogiuri (nato a San Pancrazio il 31.10.1913 – deceduto il 06.021985) e Luigi Brancasi (nato a San Pancrazio il 27.10.1921- deceduto il 27.09.1960). Ricordava: “Eravamo giovani, in epici periodo abbiamo patito molto la fame. (…) Il 6 e il 7 settembre del 1943 con le biciclette rientrammo a gruppi in Italia, giungendo l’8 settembre, giorno dell’Armistizio, a Torino, alle Casermette. Tutti gridavano che era finita la guerra, ma il nostro comandante ci raccomandò di stare calmi, dicendoci “non si sa se…. si comincia o se…. si finisce”, in quel momento nessuno dei nostri superiori sapeva cosa fare e dove andare. Ci avviarono nuovamente verso la Francia, e, giunti al confine, circondati dai tedeschi, il nostro colonnello Arduino, ci disse: – chi si salva, salva lasciando a ciascuno di noi libertà di scelta, poi prese la sua pistola e si sparò. In quel momento l’intero Battaglione si sciolse, ci separammo dirigendoci chi a piedi e chi con le biciclette, verso l’Italia, io, Muscogiuri Graziano Cosimo e un soldato di San Donaci, Blago Vincenzo, con le nostre biciclette ci allontanammo dal confine francese, prendendo ciascuno direzioni diverse.

Durante il rientro evitammo di incontrare i tedeschi. Fummo fortunati”.

Durante il percorso Francesco Gennaro recuperò degli abiti civili, ritornò con altri soldati a Cuneo, dove riuscì a contattare un gruppo di partigiani che operava in quella zona. Con loro rimase sino al 25 Aprile 1945. In quel periodo non gli fu possibile fornire sue notizie ai familiari.

Dall’autunno del 1943 le Langhe diventarono protagoniste della lotta partigiana; nella zona, ad ottobre, si formarono squadre di giovani armali.

I comandanti del gruppo di partigiani di Gennaro si chiamavano Lulù e Gymmi. Nel 1944 Lulù (Louis Chabas), attivo nel movimento di resistenza francese, si trasferì in Langa diventando leggendario per le sue azioni.

Gennaro ricordava: “Ogni gruppo di partigiani era composto da 10/11 persone (…); facemmo diversi atti di sabotaggio. (….) L’azione più terribile che mi toccò assistere fu la fucilazione da parte dei partigiani, nelle vicinanze del cimitero, di alcuni tedeschi appartenenti alle SS e di alcuni collaborazionisti italiani, fra cui uno originario di San Pancrazio, (…) lo riconobbi pochi attimi prima dell’esecuzione. La decisione della fucilazione fu eseguita perché i tedeschi avevano bruciato nella frazione Salicetti, a Como, molte case con i loro abitanti, colpevoli di aver nascosto dei partigiani “.

 

Ogni attimo di quel triste episodio era ancora vivo nella memoria di Francesco Gennaro e nel raccontare riaffiorava la sofferenza per aver assistito all’esecuzione e alla morte del compaesano ed allo scempio compiuto sui corpi dei fucilati da parte dei familiari delle vittime arse vive.

In quelle zone anche Nunzella Arturo, figlio di Francesco e Caprino Filomena, nato a San Pancrazio Salentino l’11.11.1920, partecipò dal 4 settembre 1944 al 7 giugno 1945, col nome di Eros, a numerose operazioni di sabotaggio con la formazione partigiana 1°. Divisione Langhe.

Dopo il 1° maggio 1945, “le strade ormai sicure, e potendo muoverci senza pericoli, assieme al compaesano Muscogiuri Graziano Cosimo e all’amico di San Donaci, Blago Vincenzo, raggiungemmo Roma a piedi, dove inviai un telegramma alla famiglia per segnalare che rientravo a casa.Giunsi a San Pancrazio nel mese di giugno del 1945”.

 

Da: Pancrazio Stridi Seconda guerra mondiale testimonianze di reduci, caduti militari e civili di San Pancrazio Salentino . Trepuzzi Le ottobre 2012