La primavera pugliese,quella antifascista del ’43, il gruppo liberalsocialista a Bari e in Puglia

Gli arresti di massa degli intellettuali antifascisti a Bari nella primavera del 1943 rappresentarono. un segno evidente dello sgretolamento del regime mussoliniano. Manifestazioni di aperto dissenso nei confronti del fascismo per i disagi provocati dall’economia di guerra si manifestarono non solo al Nord nelle fabbriche di Torino, Milano, Genova, ma anche al Sud nei cantieri navali militarizzati di Brindisi e Taranto. In questa direzione assunse particolare rilevanza l’opposizione alla guerra di diversi docenti di Liceo a Bari, Molfetta, Lecce, assieme a un folto nucleo di studenti universitari.

I bombardamenti aerei, la mancanza di generi alimentari di prima necessità, la paura determinarono un diffuso malcontento nella popolazione, stanca e sfiduciata anche per le notizie negative provenienti dai vari fronti di guerra. Sin dall’estate del 1942 nelle campagne pugliesi le requisizioni del grano suscitarono proteste diffuse, a stento contenute dall’intervento massiccio della forza pubblica; mentre nelle città la borsa nera assunse un peso sempre più rilevante assieme all’aumento crescente dei prezzi. L’entrata in vigore dell’oscuramento, le disposizioni per l’allestimento di rifugi antiaerei gli allarmi per le incursioni aeree, determinarono un clima di disorientamento e di paura.

L’incessante attività della censura di guerra sulla corrispondenza militare e civile, sulle comunicazioni telefoniche, sulla radio e sulla stampa non riuscì a bloccare le notizie relative alla disfatta militare sul fronte africano, sulla circolazione delle voci negative provenienti dal corpo di spedizione in Russia e sulla gran massa di connazionali catturati e trasferiti nei campi di prigionia inglesi, americani, francesi. Nei porti militari pugliesi s’intensificarono le misure di controllo nei confronti delle maestranze operaie che da tempo avevano avvertito le conseguenze negative della guerra, non nascondendo il disappunto per il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro: riduzione delle calorie previste dai razionamenti, orari prolungati e disciplina militare. Si moltiplicarono, nel corso del 1943 nei cantieri navali di Brindisi, nell’ Arsenale e nei cantieri navali «Tosi» di Taranto, le denunce per «rallentamento della produzione» e per «disfattismo».

Ma l’azione più intensa ed estesa dell’OVRA (polizia segreta del regime) fu esercitata contro il gruppo liberalsocialista di Bari, formato da docenti di liceo e studenti universitari che avevano come punto di riferimento Tommaso Fiore, già colpito, un anno prima, dall’intervento repressivo della polizia con il suo invio al confino assieme al figlio Vittore. Nel 1942 furono colpiti da ammonizioni, diffide ed allontanamento dalle loro sedi, Ernesto De Martino e Fabrizio Canfora, docenti di storia e filosofia rispettivamente al Liceo scientifico «Scacchi» ed al Liceo «Orazio Flacco» di Bari.

Tra aprile e maggio 1943, l’Ovra intensificò la sua opera repressiva con una nuova ondata di arresti, tra i quali il magistrato Michele Cifarelli, l’avvocato Paolo Tria, Giuseppe Laterza (direttore della libreria), l’ex capo stazione Roberto Anglani, l’insegnate elementare Cesare Teofilato di Francavilla Fontana, l’avvocato Domenico Loizzi ed una folta schiera di studenti di Medicina e Legge .

L’operazione dell’Ovra da Bari fu estesa ad altre città italiana, Roma, Firenze, Perugia con il trasferimento nel carcere del capoluogo pugliese di noti intellettuali: i filosofi Guido De Ruggiero docente all’università di Roma, Guido Calogero, docente a Pisa, e Giulio Butticci. docente e poi preside del Liceo «Tacito» di Roma, che erano in stretto contatto con Tommaso Fiore sin dalla seconda metà degli anni Trenta, costituendo il punto di riferimento del movimento clandestino liberalsocialista, confluito poi nel partito d’Azione.

Altri adepti del movimenta antifascista, tra cui il filosofo Aldo Capitini (teorico della pace e della non violenza), Ezio Chichiarelli studioso di Tocqueville e Mario Melino furono fermati. Questi uomini che il fascismo non era riuscito a piegare, ebbero un ruolo importante nel passaggio dalla dittatura alla democrazia. L’antifascismo intellettuale, elemento di novità nel quadro generale dell’ opposizione al regime, cercò di elaborare una «religione civile» ed una «etica della democrazia», nel segno della tradizione fissata da Salvemini, Gobetti e Rosselli, rappresentando un prezioso serbatoio di idee anche per la costruzione di una nuova Italia.

di Vito Antonio Leuzzi .dalla Gazzetta del mezzogiorno 25 aprile 2013

 

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